C MON TIGRE: la loro avvolgente e ritmica versione 2 0 LUMINA Recensione concerto Live Milano

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Come sempre, JazzMidedica grande attenzione alle innovazioni e alle contaminazioni della scena jazz contemporanea. In questo contesto ben si collocano i C MON TIGRE, che alla decima edizione della rassegna milanese — dopo esser stati già in cartellone in anni precedenti — presentano il loro nuovo e particolare spettacolo intitolato “LUMINA – Immersive Frequencies, a Technological Dancefloor”, già anticipato il 10 e l’11 ottobre al Robot Festival di Bologna.

LUMINA secondo i protagonisti

Il sottotitolo del progetto (e il contesto dell’anteprima) fornisce una chiave di lettura efficace dell’idea messa in scena dalla band. Ancora più esplicative sono le parole con cui i C’Mon Tigre descrivono lo spettacolo: “un’esperienza che supera i confini del concerto tradizionale e abbatte le barriere tra palco e pubblico, suono e corpo, reale e digitale. Un’architettura sensoriale che trasforma lo spazio in un organismo vivo e pulsante, trasformando ogni live in un rito: la musica dialoga con scenografie cinetiche – tra suoni, luci, presenze robotiche e corpi che si intrecciano in tempo reale – creando un flusso continuo tra performance e installazione.

Uno spazio riorganizzato

Parole che chiedono di essere tradotte in esperienza concreta: sperimentale, ambiziosa e meritevole di attenzione. Lo spettacolo si svolge a BASE Milano, ex struttura industriale oggi trasformata in polo culturale dove trovano spazio fra gli altri laboratori della Scala, il museo MUDEC e spazi multifunzionali. Qui per l’occasione il palco è posto al centro — come già avvenuto lo scorso anno con il concerto di Motta — e il pubblico circonda i musicisti. L’uscita del suono non è “on air”: ogni spettatore è dotato di cuffie wireless in cui i diversi suoni, tramite modalità ATMOS, sono collocati spazialmente, arrivando da ogni lato, altezza e direzione.

Altro elemento tecnologico di rilievo è la batteria robotica, perfettamente in linea con l’impianto performativo.

Tra l’elettronica e le radici

Da sempre i C’Mon Tigre flirtano con l’elettronica, che accompagna il loro stile accostandosi alla strumentazione “analogica”; in LUMINA questo abbraccio è reso ancora più intenso e stringente: ciò che si presenta è essenzialmente un concerto di musica elettronica. All’inizio domina un lungo tappeto sintetico che fa fatica a decollare, ma una volta raggiunta la giusta andatura emerge l’essenza dello spettacolo: elettronica e analogico convivono con naturalezza e, per una sera, BASE Milano potrebbe sembrare trasferita a un ipotetico BASE Berlino.

Poliritmici

Su quel tappeto elettronico s’innestano altri suoni: una voce filtrata — talvolta arricchita da un talk box — parole e vocalizzi, strumenti nordafricani, chitarre elettriche, uno xilofono, un violoncello e una batteria “umana” che dialoga con la controparte robotica. Le sonorità rimandano tanto alla scena berlinese quanto a ritmi afro, desert blues, maghrebini e mediterranei: un caleidoscopio ritmico (in effetti pur essendo a JazzMi manca il jazz) che coinvolge lo spettatore, trascinandolo a ballare o cullandolo in atmosfere ipnotiche e ripetitive, oppure in esplosioni di ritmo frenetico. Momenti particolarmente trascinanti sono il solo di xilofono e la “lotta” percussiva tra batteria umana e batteria robotica.

A completare l’esperienza, un apparato visivo fatto di luci strobo colorate e pannelli laterali suddivisi in quattro schermi che proiettano immagini e volti, amplificando la dimensione immersiva. Lo spettacolo dura circa un’ora, scorre veloce — salvo i primi minuti — e mantiene un forte potenziale ritmico con un invito costante al ballo che esplode nell’ultimo brano.

Un flusso musicale continuo

Non esiste una scaletta tradizionale, niente hit: i brani si concatenano l’uno nell’altro e sono tutti inediti; troveranno collocazione in un futuro album ancora da definire. Sarà dunque lo spettacolo stesso a precedere la successiva veste discografica.

Avvolgente e sorprendente

Con LUMINA i C’Mon Tigre spingono sulla sperimentazione sonora, visiva (i cinque sono tutti incappucciati sul palco, e tecnologica. Restano evidenti le loro radici multietniche, ma l’accento si sposta decisamente sull’anima elettronica. Per gustare appieno il progetto è necessario approcciarsi con lo spirito giusto: pronti a confrontarsi con un’esperienza tecnologica e sperimentale, non alla ricerca dei classici C’Mon Tigre, ma di una versione 2.0 — immersiva, avvolgente in molti sensi e per certi aspetti stupefacente.

https://www.facebook.com/cmontigre


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