WRONGONYOU: Ancora luci ed ombre sul suo live. Recensione Live Milano

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WRONGONYOU
ATLANTE TOUR
13 Febbraio 2020
Santeria
Milano

Voto: 6
Di Luca Trambusti

Qualche mese fa con il suo album “Milano Parla Piano” il cantautore romano Wrongonyou (Marco Zitelli, classe 1990) ha fatto il salto passando nei suoi testi dall’inglese all’italiano. Il cambiamento non è stato solo linguistico ma anche stilistico. Dal suono del precedente album (“Rebirth”) che era molto indie folk, Marco passa ad un pop di matrice elettronica. Un salto che in qualche modo risulta vincente e piacevole, con alcuni brani azzeccati e melodie accattivanti.

Come al solito tra ciò che il ragazzone romano fa su disco e quello che presenta dal vivo c’è una forte differenza. Soprattutto nel modo in cui mette in scena il suo talento.

Wrongonyou Live Milano 13 02 20

Sul palco si presenta con un batterista, un tastierista (Synt e basi) che suona anche il basso. Al centro la postazione di Wrongonyou con un controller vocale e sonoro e le sue chitarre. C’è dunque una forte componente elettronica in quello che viene suonato che si unisce però ad una parte più propriamente e naturalmente suonata. C’è una tendenza “urban” che si percepisce in molti momenti del concerto. Un mix vincente, che regala una batteria potente e ben presente (addirittura un assolo), un basso profondo ed anche qualche momento chitarristico interessante. L’architettura sonora dei brani prevede anche molti “crescendo” che aumentano il pathos dell’esecuzione e riempiono parecchi spazi musicali e sonori. Non perfetta, almeno sotto palco, l’uscita della voce del protagonista. Il cantato è molto “dentro” la musica ma si ha la sensazione che questo sia più un fattore tecnico che produttivo. In generale il volume risulta troppo alto.

Questioni tecniche a parte del suo ce lo mette anche Wrongonyou, con attacchi sbagliati, per scelte tecniche di suono errate, molto autotune, a volte esagerato e inserito anche per errore. Errori da cui poi Marco esce abbastanza bene buttandola sul ridere ed alla fine mettendo in piedi dei divertenti siparietti con il pubblico.

Musicalmente il concerto è potente, la sua musica è avvolgente, calda. Marco scherza sul fatto che molti brani sono “depressi” ma c’è una netta distinzione tra ciò che è la parte testuale e quella musicale, che tutto può essere tranne che “depressiva”. C’è solo un inserto nel concerto, di poche canzoni in cui Wrongouyou resta da solo con la sua chitarra sul palco creando un momento intimo e di grande intensità.

Dopo pochi brani sale sul palco anche Zibba, coautore con Marco della title track “Milano Parla Piano” che i due eseguono dividendosela equamente. Zibba poi resta sul palco per eseguire la sua “Jager” con Wrongonyou che gli lascia lo spazio. Altri ospiti saliranno sul palco. Verso la fine del concerto il musicista romano concede il palco al duo toscano I Legni che, con una scatola in faccia e testa a mascherare il loro volto eseguono due brani del proprio repertorio. Non prima però di aver riso e scherzato sull’affaire Morgan/Bugo e sul testo modificato cantato da Morgan. Fatto ormai entrato nel costume e nella storia della musica italiana. Lodevole la volontà di lasciare il palco ma la sensazione è quella di un “riempitivo”.

Infelice anche il tentativo di coinvolgere il pubblico nella rilettura solo voce e chitarra di “Il Cielo in Una Stanza” che alla fine è uscita strappata e quasi villipesa.

Per onor di cronaca occorre dire che Wrongonyou ha annunciato di essere sotto cortisone e quindi capiamo che le sue condizioni fisiche non fossero delle migliori, tant’è che il concerto si è risolto in meno di 90 minuti, giocando sulla finta richiesta di bis, così da poter stringere i tempi.

Dunque (ancora una volta) sul concerto di Wrongonyou gravano luci ed ombre. Le luci sono soprattutto musicali (da segnalare la ritmica “Lake” e la maestosa versione di “Più Di Prima”) e questo è già qualcosa. Le ombre invece di addensano sulla gestione del concerto, alimentate dalle scelte di palco. In sostanza la “messa in scena” è ancora carente, un po’ confusionaria, imprecisa. Ancora si attarda nella continua ricerca dell’accordatura corretta della chitarra. Anche questo però fa parte del concerto ed incide sul risultato finale che potrebbe essere migliore.


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