BRUNORI: Lo sposalizio tra l’artista ed il pubblico. Recensione

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BRUNORI
A Casa Tutto Bene Tour
02 Marzo 2017
Alcatraz
Milano

Voto: 6,5
di Luca Trambusti

Dario Brunori (AKA Brunori Sas) sta raccogliendo in termini di pubblico ciò che ha seminato negli anni precedenti. Un disco di qualità (A Casa Tutto Bene) ed un tour in corso che lo sta “premiando”. La dimostrazione plastica di questo fortunato momento nella sua carriera l’ha data con il concerto delll’Alcatraz di Milano registrando un clamoroso sold out e dove l’accoglienza del pubblico è stata generosissima ed ai massimi livelli.

Sul palco del club milanese (e nel tour) il cantautore calabrese porta il suo nuovo album ed alcuni dei cavalli di battaglia del passato. Le prime cinque canzoni dello show ripropongono in sequenza la track list del disco, altri due brani li ritroviamo (anch’essi in sequenza) verso la fine del concerto. In sostanza è una scaletta tirata (anche se con qualche pausa tra alcuni brani), dinamica che presenta solo una breve sezione intima. Per il resto i BPM sono alti e la band è sempre ben presente.

Qualche suono elettronico si unisce agli strumenti (tra cui violino e sax) che svolgono un lavoro corale, senza particolari virtuosismi e sopratutto con la mancanza di assoli. Su questa base musicale si appoggiano le canzoni di Brunori, con le loro melodie (un po’ monocordi) e sopratutto i testi che restano sempre una delle componenti di razza della composizione del cantautore.

Completa la cronaca l’impianto scenico che prevede un parco luci particolare, prevalentemente basato sui led wall alle spalle della band. Sui pannelli scorrono forme geometriche colorate e “imitazioni” di cieli stellati e “coriandoli luminosi”

Lo spettacolo messo in scena da Brunori richiede, come spesso capita, due livelli d’interpretazione e di analisi.

Il primo, quello “superficiale”, ci regala un concerto vitale, fresco, dinamico e sopratutto molto partecipato. Il pubblico prendere parte, condivide l’esperienza del live partecipando attivamente cantando, nel più classico dei riti collettivi di un concerto, le canzoni di Brunori, sia quelle del nuovo disco che quelle della produzione passata. Anche se ad onor del vero Brunori richiede direttamente solo in poche occasioni l’intervento del pubblico

Quindi dal lato del pubblico è sicuramente una festa che coinvolge chiunque e che regala un momento di allegria (anche se a volte ascoltando i testi di allegria ce n’è ben poca).

Un secondo livello, quello di un ascolto più distaccato, presenta invece parecchie ombre. Su tutte la non sempre perfetta voce di Brunori, peccato veniale in un contesto di questo genere. Ben diversa invece la struttura dei brani che non è solo una questione di forma ma anche di sostanza e di essenza “filosofica”. E’ evidente la ricerca di quell’unione di cui si parlava prima, di questo “sposalizio” (per dirla alla Capossela) tra artista, musica e pubblico. C’è infatti il reiterato momento del coro collettivo, il rito del “La La La” che ricorre spesso nelle canzoni presentate dal palco.

Infine le linee melodiche sembrano ripetersi più volte, l’interpretazione di Dario infatti è monocorde, sovrapponibile ed a tratti ripetitiva (il problema è presente anche sul lato disco). All’ascolto melodico le canzoni sembrano molto simili tra loro, con una vaga deriva sempre un po’ “dolente”; movimentata invece la parte armonica ed anche quella strutturale (momento “la la la” a parte).

Dunque partecipazione e coinvolgimento sono ai massimi, qualche ombra invece ad un’analisi più attenta ed approfondita. Ma il pubblico gradisce le canzoni e le interpretazioni di Brunori e questo è l’elemento essenziale per la riuscita di un concerto. E così, con la buona pace di tutti, è stato e sarà per tutto il tour.


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