CLAUDIO TROTTA: contro il mercato del secondary ticketing. Intervista Pt 2

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CLAUDIO TROTTA intervista pt2
DI BARLEY ARTS

LOTTA DURA SENZA PAURA CONTRO IL BAGARINAGGIO ELETTRONICO
Intervista con Claudio Trotta Parte 2
Intervista di Luca Trambusti

Leggi qui prima parte intervista con Claudio Trotta

CLAUDIO TROTTA intervista pt2

Da molto tempo Claudio Trotta, fondatore di Barley Arts, sta combattendo una dura battaglia conto il “cancro”, come lo definisce lui, del secondary ticket ovvero il bagarinaggio elettronico, 2.0, la pratica secondo cui i biglietti dei concerti spariscono, per diversi motivi ed in breve tempo, dal “mercato ufficiale” per riapparire a prezzi estremamente maggiorati su alcuni siti (diciamo così) “specializzati”.

Dopo un servizio tv de “Le Iene” il fenomeno è balzato all’attenzione del grande pubblico ma già ben prima di questo episodio Trotta, insieme ad altri suoi colleghi, denunciava il fenomeno.

In questa seconda parte ella lunga chiacchierata che musicadalpalco ha fatto con il proprietario della Barley Arts ci occuperemo proprio di questo problema che coinvolge pubblico e promoter. Con la schiettezza che contraddistingue Trotta si è parlato del fenomeno e delle possibili soluzioni per risolverlo o quanto meno per arginarlo. Ce n’è per tutti.

Nell’associarci a questa dura battaglia che Claudio sta portando avanti vi auguriamo una buona lettura e vi invitiamo a riflettere sul problema e le parole del nostro intervistato

Parliamo di Secondary ticketing, una sua grande battaglia. Come si può risolvere questo grossissimo problema? Esistono altre soluzioni al di là dell’oscurare i siti di bagarinaggio?

No, non è “al di là” è l’unica soluzione, quella definitiva. Devono esserci delle leggi nei paesi europei che rendano illegali i siti, li chiudano e puniscano legalmente e duramente chi fa questa attività illecita. Il secondary ticketing, oltre ad essere alimentato direttamente da siti collegati a Live Nation ed anche da altri che non lo sono, è figlio di una diffusa illegalità di massa, molto simile alla pirateria della musica, del cinema, del software o dei libri.

E’ inoltre necessario che ci sia informazione e presa di coscienza all’interno della filiera dell’organizzazione dei concerti, dove non sono ancora a tutti chiari i danni che sta provocando. E’ fondamentale che ci sia informazione al pubblico tramite i media, formazione professionale ai venditori di biglietti e chi li controlla. E poi il biglietto a mio avviso deve essere nominale.

Non è vero che questo fermerà l’afflusso del pubblico come è successo alle partite. In quel caso i problemi sono e sono stati altri, soprattutto alla tanta disponibilità del calcio in Tv.

Io ero contrario ai biglietti nominativi perché li ritenevo una schedatura. Ma ho cambiato idea perché nel momento stesso in cui li acquisti con la carta di credito, sei già schedato!! Il principale problema del biglietto nominale è il reselling cioè la possibilità di venderlo allo stesso prezzo nel momento in cui non puoi più andare ad un concerto. Di questo dobbiamo parlare e questo problema dobbiamo risolvere.

Nell’attesa che questi siti vengano oscurati c’è un modo, tecnico, pratico, organizzativo per arginare il problema?

Ripeto, bisogna assolutamente lavorare per la chiusura delle strutture del bagarinaggio elettronico. Comunque le possibilità per almeno arginare e diminuire la portata del fenomeno ci possono essere. La prima, ripeto, è l’informazione a tutti i livelli. Poi c’è l’attenzione da parte dell’organizzatore nella vendita dei biglietti. E’ l’organizzatore che ha la totale possibilità di decidere come si vendono i biglietti e chi li vende, modalità e tecniche di vendita.

Non è scritto che bisogna vendere un concerto solo in rete e tutto insieme. E’ una scelta quella di quanti tagliandi mettere in vendita in rete e quanti in cartaceo. E’ l’organizzatore che decide le eventuali limitazioni alla vendita on line (se per transazione o per carta di credito). E’ l’organizzatore che decide come organizzare le pre-sales per i fans club. Fino a poco tempo fa erano limitate appunto ai fans club, non veniva diffusa a tutti la notizia e c’era un numero limitatissimo di biglietti, Quando si legge che Vasco Rossi ha fatto 33.000 biglietti per il fans club ed i Coldplay 28.000 per gli utenti American Express è palese, lampante che questi biglietti sono una grande riserva di caccia e pesca per chi fa secondary ticketing. Lo stesso la pre-sales per i club degli organizzatori. Non è che non si debba fare ma è necessario farlo in maniera diversa. E’ l’organizzatore che deve introdurre delle semplici difese che possono anche rallentare l’acquisto ma servono per battere il fenomeno. Non deve poi esserci collusione tra chi organizza e chi rivende e questa pare sia invece una situazione acclarata purtroppo a giudicare dai casi visti da tutti in tv a ” Le Iene”.

Beh con tutto questo forse già il fenomeno si sgonfierebbe.

Spesso viene fatta anche un po’ di confusione tra chi vende velocemente in maniera naturale e chi no. Ci sono artisti che vendono più biglietti di altri. Se metti in vendita 10.000 biglietti di prato di Springsteen è ovvio che questi vanno via in poco tempo perché sono molto richiesti. Chi resta senza però non deve gridare al complotto o al secondary ticketing. Il bagarinaggio raccoglie biglietti che si vendono sul mercato facendo salire i prezzi perché aumenta la richiesta e diminuisce l’offerta.

Il secondary ticketing è un tema importante ma non complesso, questo termine giustifica e stimola la voglia di non fare da parte degli organizzatori e di chi ha gli strumenti per combattere il fenomeno.

E’ chiaro che ci sono parecchie tipologie di reato, è inutile essere fintamente indignati ma bisogna agire.

CLAUDIO TROTTA intervista pt2
Ma è plausibile il concetto e la tesi che siano gli artisti a chiedere di aumentare i prezzi o che quanto meno siano conniventi?

Rispondo con un ragionamento. La maggior parte degli artisti italiani ed internazionali di un certo rilevo e che lavorano con una certa multinazionale, sono circondati da uno stuolo di persone che operano per loro: manager, tour manager, assistenti personali, avvocati, commercialisti. Tutte queste persone giustamente sono sempre molto attente agli interessi del loro cliente, curano con particolare attenzione i report della discografia, notano la presenza di merchandising abusivo, controllano che tutto ciò che è in rete sia coperto dai diritti. Mi chiedo come mai questi capaci professionisti non facciano notare loro che Live Nation, che STRAPAGA i loro assistiti, ha anche 5/6 portali dove si fa secondary ticketing dove si vendono i loro biglietti a prezzi spropositati.

Certo è vero che è ufficialmente un’operazione tra privati A vende a B che lo vuole comprare ma sappiamo che la stragrande maggioranza di biglietti che questi siti offrono è venduta direttamente al sito utilizzando un sostituto di persona, quindi truffa informatica. Oppure usano un numero di hackers che già lo facevano in proprio ed ora lo fanno per questi siti. Oppure come abbiamo visto ahimè sono loro stessi a fornirli ai siti. Allora mi chiedo: queste persone che lavorano per U2, Colplay, Sting, One Direction,Vasco Rossi, Tiziano Ferro, Marco Mengoni, Cremonini dove erano in tutti questi anni quando questo cancro si è così sviluppato? Nessuno si è accorto di niente?

Io non me lo spiego, chiedo quindi a chi è sicuramente più sveglio di me e addentro a queste cose, com’è possibile che una persona sia disposta a spendere 2000 euro ed oltre per un concerto?

Io sono contro ogni genere di fanatismo: religioso, politico, ideologico, nazionalistico e tanto più quello artistico/musicale. Essere fanatici ed ascoltare solo il proprio artista amato penso sia qualcosa di patologico, da curare. Io amo certi artisti ma ascolto di tutto, come mangio di tutto, come vado in tutto il mondo e sono disponibile verso qualsiasi idea ed etnia diversa dalla mia. Quindi non comprendo nemmeno io come si possa spendere queste cifre.

C’è poi un altro fatto, figlio della nostra epoca. C’è una forbice pazzesca e che cresce quotidianamente, tra chi è povero e chi è ricco. Chi è ricco o ancor peggio “arricchito” grazie alla finanza dei furbetti, non se ne può fregare di meno del prezzo, se vogliono una cosa sono disposti a prenderla a qualunque cifra. E possono arrivare ad esibirla come status sociale. Peggio ancora sono i genitori che li acquistano per soddisfare i figli in maniera acritica e irresponsabile.

Tali elementi sono il terreno di caccia e di pesca di questi speculatori schifosi. E’ un fatto ripugnante ed un artista non dovrebbe indignarsi solo a parole, dovrebbe andarsene, smettere di lavorare con chi fomenta tutto questo.

Vasco Rossi parrebbe averlo fatto…..

Vasco Rossi non ha fatto un bel niente. Bisogna spiegarla meglio questa cosa. Attualmente nella pre produzione del concerto c’è tutto lo staff di Live Nation. Il Local Promoter di Modena è un partner storico di Live Nation, e di come si chiamava prima, da 20 anni. Vasco Rossi ha semplicemente cambiato la biglietteria e il suo management ha detto cose che non mi pare proprio corrispondano al vero. I biglietti non sono realmente nominativi: ne potevi acquistare 12 con due transazioni da 6 l’una intestati a te. Il biglietto nominativo è altro, è quello che dicevamo prima. Vasco Rossi dice che c’è una nuova società ad organizzare ed è vero, una società che è di proprietà di Best Unions e che non ha nessuno skill organizzativo di questo tipo. Nella realtà dei fatti loro non sono i veri organizzatori e da quello che mi risulta c’è tutto lo staff di Live Nation che sta lavorando.

Però ha vinto lui che ha fatto passare l’idea mediatica di essersi opposto.

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