MOTTA: la canzone d’autore incontra l’Africa per quattro live. Intervista

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MOTTA intervista
Motta si unisce a  LES FILLES DES ILLIGHADAD
Quattro incontri live

Di Luca Trambusti

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MOTTA intervista

Quello che sta attraversando Motta è un periodo particolarmente fertile, intenso e pieno di grandi soddisfazioni. Oltre ai premi (Targa Tenco per miglior disco) ed i concerti il cantautore pisano si sta muovendo su esperienze musicali differenti, scoperte da fare ed orizzonti da allargare. In questo rientra la due giorni berlinese (8 e 9 Dicembre) in compagnia di altri colleghi della sua scuderia di mangement (la Woodworm di Arezzo) che lo porterà ad esibirsi nella città tedesca.

Prima però ci sono quattro particolari appuntamenti in cui Motta apre una collaborazione con un gruppo nigeriano femminile Le Filles del Illighadad, un gruppo di donne capitanato da Fatou Seidi Ghali cantante, performer e una delle poche chitarriste Tuareg nel Niger. Insieme calcheranno 4 palchi in uno spettacolo che si preannuncia insolito e che si basa sull’incontro tra le canzoni del toscano e quelle delle nigeriane e soprattutto della cultura africana.

LES FILLES DES ILLIGHADAD

 

Questo è quanto ci ha raccontato Motta in una chiacchierata a pochi giorni dalla partenza di questo minitour che lo vedrà il

24 Novembre 2018 a Milano – Base Sala A (per Linecheck)
25 Novembre 2018 a Bologna – Teatro Antoniano (per Express Festival)
26 Novembre 2018 a Livorno – The Cage
27 Novembre 2018 a Roma – Auditorium Parco della Musica Sala Sinopoli.

Informazioni sull’acquisto dei biglietti su : www.mottasonoio.com

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Come nasce questa collaborazione?

Arriva dopo un viaggio a Berlino dove ero andato in amicizia a trovare Appino (Zen Circus). Sono un patito di musica africana e siccome mi capita spesso di essere più spettatore che musicista, ho seguito il consiglio di andare a questo concerto. Loro hanno suonato in maniera incredibile e io sono rimasto sconvolto. Da qui è nata questa folle idea che in realtà è più semplice di quello che si pensi. Sono impaziente per questo incontro musicale e non vedo l’ora che succeda. Lo spettacolo sarà diviso in tre parti: nella prima ci saranno loro in quella centrale io con i miei musicisti ed un violoncello e rivedremo i due dischi in una veste particolare che mi piace molto. Poi seguirà un finalissimo insieme.

Tutto molto curioso, soprattutto l’ultima parte. Ci anticipi qualcosa?

No! Ho molte idee ma non le anticipo. Dico solo che sarò io a spostarmi verso di loro.

Da dove arriva questa passione per la musica africana?

Nasce da un concerto dei Tinariwen visto anni fa. Mi piace molto l’idea del canto con la musica associata alla percussione come elemento ritmico importante. Non voglio far finta di essere del Mali, mi interessa usare quegli strumenti. D’altronde la batteria è un mio strumento.

LES FILLES DES ILLIGHADAD

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Cosa ti ha colpito nella musica de Les Filles des Illighadad e che gruppo sono?

Innanzitutto, la mia passione per la musica tuareg. Les Filles des Illighadad nascono come gruppo femminile che canta alle feste e celebrazioni, c’è quindi sorta di sacralità, unito ad uno spirito di improvvisazione non solo durante le esibizioni ma anche nella scrittura. E’ una cosa diversa dal mio approccio e questo lo trovo stimolate.

E da una tale collaborazione cosa ti aspetti?

Avere a che fare con cose diverse crea movimento, stimolo e creatività. Poi spero che anche loro si trovino bene e che la gente apprezzi. Mi auguro inoltre di collaborare ancora con loro e con altre persone diverse da me perché è interessante. Ci sono tante coincidenze legate a questo incontro. Tutto è partito da un viaggio che è un elemento fondamentale per far accadere le cose, così continuerò a viaggiare molto.

Sembra di capire che tu sia anche un appassionato spettatore (cosa non scontata in un musicista). Che cosa hai visto recentemente?

Ad ottobre sono stato a New York ed ho approfittato per vedere tre concerti diversi tra loro.

Il primo è stato quello dei Gorillaz: un concertone. Mi piacciono parecchio ed ero attento alla produzione. Molto interessante.

Poi in una unica serata ho visto Jesus & Mary Chain e Nine Inch Nails. I Jesus sono uno dei mie gruppi preferiti per cui non sono obbiettivo. Non sono invece tra i gruppi preferiti i NIN però devo dire che hanno fatto un live pazzesco

Infine, su suggerimento della mia fidanzata ho visto Maredith Monk che conoscevo poco. Lei fa esperimenti vocali e “suona” la voce. E’ stata una delle cose più belle che abbia visto. Era in un piccolo locale con poca gente a sedere.

Quando da spettatore e da musicista puoi definire un concerto perfetto?

In entrami i casi quando non è perfetto, quando vive di verità e personalità e quindi di errore, perché è emozione e realtà. In ogni concerto vado sempre a trovare le imperfezioni.

Com’è il bilancio dei tuoi live?

Soddisfacente. Sono tanti anni che vado in giro e stare sul palco è uno dei posti dove sono più libero e mi sento meglio in assoluto. Non c’è mai stata una volta dal tour della “Fine dei 20 anni” quindi in oltre 100 concerti, in cui non mi sono annoiato. Ogni volta ci sono posti e pubblici diversi e questo mi genere tanto e mi rigenera.

Ho visto la crescita dei miei concerti. In quest’ultimo tour c’è stata una produzione un po’ più grossa, anche dal punto di vista sonoro e quindi ho raggruppato in meno date più persone.

Questa esperienza con le ragazze africane mi porta in posti diversi da quelli frequentati sinora ma soprattutto mi porta la voglia di fare cose che non ho mai fatto prima.

Lavorativamente stai attraversando un periodo molto intenso e positivo. Come lo vivi?

Lo vivo bene. So che sono insopportabile mentre scrivo i dischi ma devo crescere con il mio tormento, però mi sveglio ogni mattina e mi sento fortunato di fare questo mestiere.

Ora ho la lucidità per capirlo. Lo vivo bene ma mi sorprende sempre anche se mi ero preparato ad arrivare a questo punto ma non basta, ti stupisci sempre quando ci ragioni su.


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