RON: Cantare Dalla è come volare. Mahmood potrebbe essere il suo erede. Intervista

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RON
LUCIO!! Live
RON CD Live intervista
Fuori un CD live con duetti pieni di entusiasmo
Di Luca Trambusti

LEGGI QUI RECENSIONE DEL CD 

Tutto Su Ron

RON CD Live intervista
Il legame tra Ron e Lucio Dalla è stato molto forte. Il primo deve molto al secondo ma anche Dalla ha ricevuto parecchio in cambio dal giovane cantautore. Ma d’altronde Lucio ha fatto numerose scoperte tra le nuove leve della musica d’autore, ha saputo far crescere i giovani, ha collaborato con loro e poi li ha lasciati percorrere le proprie strade. Il sodalizio Dalla/Ron però è stato diverso, continuo e profondo.

Il legame tra Ron e Lucio Dalla è stato molto forte. Il primo deve molto al secondo ma anche Dalla ha ricevuto parecchio in cambio dal giovane cantautore. Ma d’altronde Lucio ha fatto numerose scoperte tra le nuove leve della musica d’autore, ha saputo far crescere i giovani, ha collaborato con loro e poi li ha lasciati percorrere le proprie strade. Il sodalizio Dalla/Ron però è stato diverso, continuo e profondo.

Lo scorso anno Ron, dopo un lungo silenzio in merito, ha ripreso in mano il suo “rapporto” artistico con Dalla, prima portando un suo inedito al Festival Di Sanremo, poi pubblicando un disco di “riletture” delle composizioni del bolognese ed infine celebrando quel repertorio con un tour teatrale molto bello (leggi qui recensione del concerto 2018) e che per l’estate 2019 riprenderà.

Abbiamo incontrato Ron per parlare del disco live (intitolato “Lucio!!” con il doppio esclamativo per differenziarlo dal primo “Lucio!” con un solo esclamativo) che contiene duetti live e registrazioni inedite.

Ecco cosa ha raccontato.

RON CD Live intervista

Come nascono questi duetti?

Questo disco è l’unione di due eventi conseguenti: uno al Teatro Romano di Verona, dove sono state fatte le registrazioni, l’altro è la messa in onda il 31 agosto su Mediaset di quel concerto. I duetti contenuti in questo Cd sono quelli televisivi. Tanti colleghi hanno contribuito a quell’evento a Verona, tutti con grande entusiasmo per celebrare Lucio e tutti hanno accettato le canzoni che abbiamo proposto loro. Anzi hanno dato un enorme contributo nello sviluppo dell’esecuzione stessa, ognuno ha messo il suo graffio. Sono tutti grandi duetti: Cara (con Mannoia) e Felicità (con Zampaglione), forse colpiscono di più perché sono due canzoni strepitose. Il duetto con Federico Zampaglione su “Felicità”, si è aggiunto dopo. Lui non ha potuto esserci a Verona ma voleva essere parte del progetto e così abbiamo registrato in studio. In generale sono molto soddisfatto degli arrangiamenti, in particolare mi piace “Tutta la vita” (uno dei due brani eseguiti dal solo Ron e registrati in studio ndr) con un ritmo latino, un po’ alla Santana.

C’è una regola, un modo particolare per rileggere Dalla?

Non c’è un requisito particolare per farlo, basta essere persone serie e sapere cosa si fa. Sono poi le canzoni che fanno la differenza. Ad esempio “Anna e Marco” (l’altro inedito in studio del solo Ron ndr) è il racconto di due ragazzi di provincia. Io che ci vivo in provincia, li vedo, sono ancora lì, i bar uniscono i ragazzi, che salgono su una macchina e vanno.

Che effetto fa cantare Lucio adesso?

Un gran bel effetto. Ogni volta è una scoperta. Il suo repertorio lo conosco molto bene, però nel cantarlo scopro sempre tante sfumature e mi chiedo come abbia fatto a scrivere così tante belle cose. Cantarlo dal vivo è eccezionale: mi sembra di volare quando sono sul palco.

Per lungo tempo, dopo la sua morte, tu sei rimasto zitto su Lucio e distante dalle celebrazioni. Come mai?

Un lutto non è facile quando perdi un grande amico. Preferivo tacere proprio perché tutti parlavano di Lucio. Non me la sono sentita di stare in mezzo alla mischia e dire “Hey, guardate ci sono anch’io”. In quel periodo si è detto di tutto, nel bene e nel male, nella follia, sino ad arrivare a cose più basse. Oggi di lui mi resta la sua leggerezza, il fatto di non essere mai preoccupato degli ascolti, stare fuori da quel giro e questo lo ha fatto, e lo fa, essere l’artista, il personaggio e l’uomo come era.

Dal punto di vista della scrittura cosa ti ha lasciato?

Io sono diverso da Lucio, io sono malato di metrica. Secondo me nelle canzoni è l’elemento fondamentale. Quando gli ho proposto di rifare “Una città per cantare” (è una cover di The Road, canzone scritta ed incisa nel 1972 dal cantautore statunitense Danny O’ Keefe , poi inclusa – e portata al successo –  nel 1977 dal californiano Jackson Browne nel suo album più conosciuto, Running on Empty ndr) lui doveva scrivere il testo, io volevo rispettare le metriche, cercavo di fargli capire queste regole, ma niente da fare, Lucio diceva che essere lunghi è necessario per raccontare al meglio… ed aveva ragione.

C’è qualcuno dal punto di vista artistico che oggi può essere considerato il figlio, l’erede di Dalla?

Secondo me non ha un vero figlio. Per un certo periodo ho pensato che Mirkoeilcane avesse un’assonanza, un fruscio di similitudini. Forse Mahmood ha anche qualche cosa di Dalla. Mi piacerebbe duettare con lui. E’ un personaggio strano, interessante, fascinoso, che canta e scrive bene. E’ uno che buca lo schermo, fin da subito mi ha fatto simpatia perché si capisce che non è completamente italiano, mi piace il suo modo di essere e di rispondere alle domande.

Bisogna però avere ben presente che non sono i tempi di una volta. Lucio ha scritto in anni meravigliosi ma difficili, negli anni di piombo, periodi in cui c’era da dire e da parlare. Oggi c’è poco intorno, poco spessore.

E’ in programma una ripresa del tour “Lucio!” nella sua veste “estiva”. Cosa dobbiamo aspettaci?

Sarà la ripresa di quanto visto nei teatri nel 2018. Lo stesso spettacolo. Forse avrò qualche ospite del disco che passerà a trovarmi in occasioni particolari così da poter duettare. Il tour partirà con una data zero Giovedì 30 maggio dal Teatro San Domenico di Crema. Poi saremo in giro per tutta Italia. (Leggi qui recensione del concerto 2018)

Cosa significa per te oggi il palco? Come lo vivi?

Molto serenamente. Sono stato fortunato ho fatto Banana Republic con 50.000 persone e concerti con 12 paganti. Con esperienze così ormai posso uscire sul palco con grande tranquillità, senza problemi. Certo l’emozione che il pubblico crea è fortissima e si adegua alla diversa platea: a volte ci sono persone calorose, a volte per niente, a volte ci sono i timidi ma questo è il bello perché devi conquistare il pubblico.


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