CAPAREZZA: Riparte il suo colorato e spettacolare tour che racconta così. Intervista

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CAPAREZZA intervista
Il teatro nei palasport tra rap e canzone
Così Caparezza ci racconta il suo concerto

Di Luca Trambusti

QUI LA RECENSIONE DEL CONCERTO DI MILANO 

Dopo la prima parte che lo ha visto impegnato sino a fine 2017, trascorso un periodo senza live, Caparezza torna nei palasport con il suo tour di accompagnamento del nuovo album.

“Prisoner 709 Tour”, ha dato quindi già buona dimostrazione di se ed è una delle migliori perfomance live italiane viste nello scorso anno. Ed il pubblico gli riconosce tanti meriti, al punto di portarlo al suo primo sold out al Forum di Milano, “piazza” non certo facile.

Dunque anche per questo 2018 ci sono parecchie occasioni per vedere quello che è uno spettacolo colorato, intenso, mai banale e che presenta tutto il nuovo album (solo alcune tracce sono esclude) e che poi, in una sorta di “secondo tempo” ripercorre la carriera di Michele Salvemini in arte Caparezza.

Ecco cosa ci racconta di questo concerto.

Il concerto è chiaramente e volutamente diviso in due parti. Come mai questa scelta?

Il disco “Prisoner 709”, anche si può frammentare, è un concept album ed io voglio mantenere la sua unità di fondo anche dal vivo. Avevo l’idea di rendere prigioniero e poi libero il pubblico e così ho diviso lo show in due distinte parti. Nella prima parte presento tutto Prisoner 709, che io peraltro non pensavo già così metabolizzato dal pubblico, lo faccio senza parole e pause. Me lo sono imposto come se ne fossi prigioniero. Si arriva infine all’uscita della bocca (con Fuori dal Tunnel) e da lì s’inizia a parlare, come una liberazione.

Non parlare nella prima parte aiuta a entrare in una forma di repressione. Arriva l’applauso e senti che il pubblico si aspetta almeno un grazie, che io non dico. Siamo così tutti prigionieri di questa sorta di musical per poi arrivare alla seconda parte che è quasi surreale. Qui ci sono quelle canzoni che fanno contrasto con la prima parte, le volevo esplosive, pirotecniche, liberatorie per creare contrasto.

Il “primo tempo” però sembra molto “parlato” pur senza parole. C’è una grande rappresentazione teatrale delle canzoni.

E’ esattamente la caratteristica di questo progetto. Tutto ciò che vedi, anche i ballerini in scena, è pertinente. Si caratterizzano dei mondi e delle trovate sceniche che sottolineano le tematiche. Nella prima parte è tutto maggiormente concentrato, con un linguaggio che si è sviluppato sul palco. Sono nato e cresciuto dal vivo, è il frutto di tanti anni di attività. Credo di aver trovato un mio linguaggio e sono contento che con questa soluzione stia ricavando popolarità.

Caparezza Live  2017

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Sembra quasi che tu abbia portato il teatro in un palasport.

Si certo ed in più facendo rap tutte cose che non c’entra nulla tra loro (Ride ndr)

Durante il concerto ti gridano “Michele sei uno di noi”. Cosa senti di aver dato a questo pubblico?

Ho notato che gridano Michele e non Caparezza. Mi piace l’idea di piacere ai ragazzi. Sono onorato che il pubblico sia molto giovane, sono lusingato dal fatto che ciò che faccio possa interessare la generazione dei giovani: ho più di 40 anni ed alla mia età non è scontato che i giovani ti seguano. C’è anche un pubblico giovanissimo, ma quello è un investimento sul futuro (ride ndr). Penso di piacere perché sono genuino e questa cosa arriva, non sono un presenzialista in tv ed ogni cosa che faccio è sudata e reale.

Cos’è rimasto oggi dei tempi del tuo esordio?

La mia inquietudine e la ricerca. Non mi sono mai fermato, non ho mai cercato di fare cose per convenienza. Preferisco accumulare idee e sensazioni per avere qualcosa da dire. Rispetto agli inizi ho guadagnato un linguaggio nuovo sul palco, un linguaggio che sento mio.

Dopo 17 anni dopo arriva il sold out al Forum. Cosa ne pensi?

Francamente pensavo di non arrivarci nemmeno. Non riuscivo a capire come potessero in tanti riuscire a farlo. Ho avuto pazienza e ci sono arrivato con la costanza e la consapevolezza.

Tra gli spettacoli del 2017 e questa seconda parte 2018 cambierà qualcosa?

No sarà tutto uguale. Voglio portarlo un po’ in giro questo spettacolo. Nel nuovo anno faremo altre piazze, dove magari non vado da tempo.

E’ uno show perfetto?

C’è sempre da migliorare perché sono soddisfatto di essere riuscito a fare questo tipo di spettacolo. Amministrare tutto lo show non è facile, c’è una struttura continua da memorizzare che non è facile.

Vedendo le foto in rete non si capisce di cosa si tratta, sembra tutto fuori contesto, colorato ed esagerato, in realtà non è così. Ad esempio le coreografie di questo livello sono una scelta. Sono abituato ad andare ai concerti e vedere un ledwall con immagini ed un gruppo che suona, in generale, non succede altro. Io ho esasperato l’aspetto opposto: ogni brano succede qualcosa. Un mio modo di fare le cose che non ho visto ancora nessuno fare.

L’orecchio con il suo acufene ti sta dando fastidio?

Abbastanza. Ma, come il fesso che sono, alzo il volume.

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Dal 7 febbraio di nuovo in tour. Ecco gli appuntamenti nei palasport
 07.02  MODENA, PalaPanini
09.02  FORLì, PalaGalassi
10.02  CONEGLIANO (Tv), Zoppas Arena
12.02  ROSETO DEGLI ABRUZZI, Palamaggetti
14.02  REGGIO CALABRIA, PalaCalafiore
16.02  ACIREALE, Pal’Art Hotel
18.02  TARANTO, PalaMazzola
20.02  CAGLIARI, Fiera
23.02  BUSTO ARSIZIO (Va), PalaYamamay
25.02  PERUGIA, PalaEvangelisti

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