CAPAREZZA: Ovvero l’anima spettacolare del rap. Recensione

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CAPAREZZA recensione concerto Milano
Prisoner 709 Tour
06 dicembre 2017
Mediolanum Forum
Assago Milano

Voto: 8,5
di Luca Trambusti

LEGGI INTERVISTA CON CAPAREZZA

CAPAREZZA recensione concerto Milano

Nel giorno di San Nicola, il santo che in alcune tradizioni anticipa il Natale con i doni, ha fatto un regalo anche a Caparezza: un sold out al Forum di Milano. E di questo il rapper pugliese non può che essere felice e contento.

Forum Sold Out

Un tale risultato Michele se lo merita per la sua forza, per la sua costanza, per la sua abilità e la continua ricerca nel superare limiti e barriere. Forte di un disco uscito qualche mese fa (in realtà un disco “difficile”) il Capa si è imbarcato in un tour che lo ha portato al sold out milanese e che lo vedrà impegnato in altri appuntamenti nei primi mesi del prossimo anno.

Lo spettacolare Prisoner 709 Tour

Prisoner 709 Tour è semplicemente spettacolare, nel vero senso della parola perché non è un semplice concerto ma uno performance teatrale divisa in due atti ed in cui la musica si unisce alle parole e dove anche scenografie, coreografie, luci, colori contribuiscono a rendere unico ciò che va in scena. E’ un concerto (ma dunque concerto è riduttivo) difficile da descrivere nei dettagli tale e tante sono le cose che succedono, che si vedono e che si vivono, si può solo raccontarne in linea generale alcuni aspetti; per il resto bisogna essere lì, a scoprire ciò che succede ad ogni attimo.

Caparezza Tour 17/18
CAPAREZZA recensione concerto Milano
Le due parti

C’è dunque una netta cesura tra la prima e la seconda parte dello spettacolo che inizia con la riproposizione quasi integrale del disco “Prisoner 709”, prosegue con una seconda parte dedicata al vecchio repertorio e termina con una sorta di mini musical. La prima parte è completamente priva di parole (ovviamente escluse quelle dei testi delle canzoni): Caparezza non interagisce con il pubblico, non dice mai nemmeno “grazie”, “ciao Milano” o tante delle solite “banalità che accompagnano l’esecuzione. Nella seconda invece prendono spazio le parole, i racconti, le gag, le scenette tra un brano e l’altro. Dunque due approcci differenti allo stesso spettacolo.

Lo spettacolo sul palco

Ma oltre che ad ascoltare (perché la musica è fondamentale ma qui anche le parole, cantate o recitate, hanno un peso, sempre) bisogna seguire (sopratutto nella prima parte) ciò che succede sul palco, un po’ perché è spettacolare ed un po’ perché parte integrante dell’esibizione). Fuochi e fiamme, coreografie, scenografie significative (a partire dal palco a tre livelli e finendo alle immagini proposte), stelle filanti lanciate sul pubblico, grandi palloni in platea e tante altre trovate teatrali, sino ad arrivare, come succedeva qualche stagione fa con maggior consuetudine, all’artista che “vola”.

In scena anche i ballerini

In scena anche 4 ballerini che, oltre a ballare, durante il brano “Larsen” (“dedicato” all’acufene che affligge Caparezza) girano sul palco vestiti da orecchie. Tutto questo “apparato” visuale (inclusi i video) sono totalmente funzionali alle canzoni, al loro significato. E’ in sostanza un racconto, una sottolineatura per immagini a supporto dei temi lirici. Su tutto ovviamente l’elemento principale: la musica con le canzoni. E lì c’è una potenza sonora, una grande energia, rabbiosa nella prima parte, anche se la gioiosa “Ti Fa Stare Bene” è uno dei momenti più colorati ma anche intensi e divertenti del concerto.

Fuori dal tunnel della prima parte

Esauriti i temi “claustrofobici” e sofferenti dell’ultimo disco con una gag si va verso la libertà e s’inizia il “repertorio”, partendo proprio dalla celebre “Fuori Dal Tunnel”. Qui le cose cambiano. Caparezza inizia un dialogo di parole con il pubblico introducendo con lunghi monologhi o duettando con il fido Diego Perrone ogni singola canzone (la lunghezza di certe intro è l’unico neo di un concerto altrimenti strepitoso). E lì è un tripudio per il pubblico che può muoversi in un universo musicale fatto di canzoni note, da condividere.

Vitalità e forza espressiva

E Caparezza non abbandona la sua vitalità, la sua forza espressiva, né tanto meno la sua grana musicale e vocale. Qui l’aspetto visuale, pur non mancando con spaventapasseri e “corvi” in scena, ha un ruolo secondario prendono infatti il sopravvento le parole, le sue dichiarazioni (anche forti) con tanti spunti che invitano alla riflessione. Mai banalità e mai superficialità avvolgono questo concerto in ogni sua forma.

Caparezza Tour 17/18
Uno show particolare per un palasport

In sostanza Caparezza allarga la frontiera dello show in un palasport introducendo una modalità tutta particolare, Uno spettacolo che riporta il palco e ciò che ci succede sopra al centro e non sposta l’attenzione sui video che ripropongono e rimandano dettagliandole le immagini altrimenti lontane. Qui, tra musica, palco, teatro, parole, c’è una fusione che costruisce uno spettacolo a tutto tondo che richiede attenzione ma allo stesso tempo concede molto al pubblico, anche solo in termini di divertimento e sorpresa.

Un precursore

Michele Salvemini dunque si propone, così come ha fatto e fa con il suo stile musicale, come un precursore, un innovatore capace però di non essere pura avanguardia ma di saper bene intercettare (magari involontariamente) e proporre ciò che il pubblico vuole e che piace.

Tutto questo a dispetto del (immaginiamo devastante) fischio che lo perseguita che non gli impedisce di sentire al meglio ciò che la sua testa gli suggerisce.

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