DEWOLFF Un salto temporale ed ecco gli anni ’70 Recensione concerto Milano

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Voto: 👏👏👏

Dopo aver aperto il concerto dei Black Crowes nell’ottobre 2022 a Milano gli olandesi DEWOLFF sono tornati in città per un concerto da headliner nel novembre 2023 riscuotendo un buon successo. Ora fanno nuovamente tappa nel capoluogo lombardo con il tour che fa seguito all’uscita del recente disco “Muscle Shoals“, il decimo della loro carriera, pubblicato nel dicembre 2024 e registrato nei prestigiosi studi  FAME e Muscle Shoals Sound, dove sono passati numerose stelle della musica mondiale.

Dewolff: recensione concerto Milano

Quando i tre olandesi, sorpresi dall’accoglienza, sono saliti sul palco, introdotti da un classico blues, alla Santeria di Milano si è aperta una finestra temporale che ha risucchiato tutto il pubblico catapultandoci nel pieno degli anni ’70.

Chitarra, batteria e organo hammond (niente basso) sono un anomalo trio che affonda le radici nel suono anni ’70, con un look degno del periodo. Da parte loro i fratelli Pablo (chitarra e voce, esuberante frontman di razza) e Luka van de Poel (batteria) e RobinPiso (forse di origini italiane all’organo) non fanno (ora come sempre) niente per nascondere queste loro origini, questa passione per un suono sanguigno, suonato e sudato.

La struttura della band vede un continuo rimbalzo, un dialogo serrato, tra organo e chitarra, lunghe fughe di assoli, con una musica che si muove, sempre elettrica, tra l’hard rock anni ’70 (l’organo fa tanto Deep Purple), qualche rimando al Santana anni ‘70, qualche torrido blues elettrico che sa di storia, digressioni nella psichedelia, puntate nel soul e R&B e sporcature di rock blues alla Black Crowes (dai quali avranno pur imparato qualcosa).

In tutto il concerto c’è un continuo rimando tra le due sponde dell’Atlantico, con suoni che sanno di storia, ma che alla fine sono sempre attuali.

Rock & dintorni

Il concerto parte forte, con grande energia, quella del fottuto rock’n’roll e tutto diventa immediatamente torrenziale, sanguigno, caldo e travolgente. La prima parte del concerto è divertente, coinvolgente. Con il passare del tempo però tutto perde di forza e incisività. Pur essendo molto vari all’interno di lunghissimi brani alla fine tendono a dilatarsi sino a dilungarsi un po’ troppo, perdendosi alla lunga in una formula schematica e ripetitiva.

Non mancano certo buoni momenti, come ad esempio il topico, lungo, torrido blues molto “caliente”. Anche l’altro blues della serata è lunghissimo e contiene molte anime al suo interno: il blues si trasforma in psichedelia, gli assoli si sommano tra loro, parte la chitarra, segue la batteria e termina l’organo per poi tornare a riprendere il tema centrale del brano. Anche in questo si esalta uno spirito molto anni ’70.

Però a volte si ha la sensazione di uno scollamento con il pubblico che assiste a un ripetersi di assoli che scivolano un po’ addosso, non tanto per eccessivo tecnicismo ma più per motivi emotivi. A proposito di pubblico c’è da notare che è anagraficamente molto vario (c’è anche un bimbo in spalla al padre).

Così, con qualche sbrodolatura di troppo, infinite fughe musicali, un po’ di “distrazioni” del pubblico e di lungaggini passa la prima ora di concerto al termine della quale i tre salutano.

Un bis infinito

Nel bis (forse, visto che si parla di oltre 20 minuti ancora di musica, occorrerebbe dire seconda parte, anche se è un solo brano) il concerto torna e, al netto di una lunga chiacchierata iniziale, risale di tono, ma poi anche in questa parte, con l’andare del tempo tornano nuovamente le lungaggini, che non fanno bene al risultato finale. A sprazzi si torna ad una fluidità corale che invece giova al complesso della musica e che risulta l’elemento vincente e avvincente dello show.

Si diceva delle doti di frontman di Pablo Van de Poel, queste si esaltano ancor più nella seconda parte. In pieno furore esecutivo scende in mezzo al pubblico e cantando si piazza al mixer circondato dal pubblico. Torna poi sul palco, ma non è finita perché al microfono ordina qualcosa da bere al bar, scende nuovamente in platea, arriva sino al bancone, prende la birra che gli è stata spillata e, circondato dal pubblico, se ne torna tranquillamente cantando sul palco.

In sostanza tra alti e bassi, tra momenti euforici e travolgenti il concerto è piacevole, asciugarlo di alcuni eccessi, renderlo più compatto renderebbe migliore il risultato finale. Ma ancora una volta è piacevole ritrovarsi ad aver a che fare con una musica, rock, suonata, senza computer in scena e, soprattutto, affidata a strumenti e mani da artista.

Scaletta

Night Train
Natural Woman
Treasure City Moonchild
Out on the town
Will o’ the Wisp
Live Like You
Ophelia
Snowbird

Encore:
Rosita

https://www.facebook.com/dewolfficial


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