BAUSTELLE: tra melodie e sostanza vincono a teatro Recensione e scaletta live Milano

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BAUSTELLE Recensione e scaletta live Milano

Non lo sappiamo nemmeno noi perché abbiamo intitolato “Intimo sexy” questo tour, non suoniamo in mutande e non c’è niente di sexy. Ci hanno chiesto se potevano portare il figlio di 7 anni. Certo! Non c’è niente di scandaloso

Così Francesco Bianconi saluta il pubblico di uno strapieno Teatro degli Arcimboldi a Milano, dove fa tappa questo tour teatrale con cui i Baustelle presentano l’album “Elvis” e che sui social alla vigilia della partenza hanno definito uno spettacolo “elettrico e confidenziale, nightclub e confessionale”.

Se forse l’anima “sexy” è quella più difficile da individuare non è certo invece l’intimità a fare difetto durante lo show, soprattutto nelle prime due parti del concerto.

Intimo lo è sin dall’allestimento: un tappeto “optical”, luci delicate e la band ben disposta sul palco. Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e (lo schivo) Claudio Brasini, i tre membri della formazione di origine toscana, sono disposti a triangolo rovesciato, cioè con la punta (Brasini) rivolta verso il fondo scena (Bianconi a sinistra e Rachele a destra) quasi a voler annullare o ribaltare il concetto di frontman. Accanto e dietro a loro gli altri componenti del gruppo: un ulteriore chitarrista (diventano così tre le chitarre quando si unisce anche il cantante), basso, seconde tastiere e batteria.

La scaletta in tre parti

In scaletta, composta da pezzi che arrivano da tutti i loro nove album, in particolare dall’ultimo disco “Elvis” e da ”L’amore e la violenza. Vol 1”, è divisa in tre parti: la prima più intima, marcatamente pop, la seconda acustica (con tre chitarre e cambio di scena) e la terza invece in cui spingono più sull’acceleratore, spostandosi verso un “delicato” pop rock.

Il primo blocco è il trionfo delle melodie e delle accelerate, sempre segnate dall’intensità, da suoni delicati pur segnati dalla chitarra elettrica impegnata anche in assoli, da un’ambientazione scenografica molto consona allo stile musicale, quindi con luci mai aggressive e quasi soffuse, con colori intensi.

L’emotività

In questa sezione trovano spazio momenti di grande forza, come “Alfredo”, ispirata al dramma di Alfredino Rampi (6 anni) che, nel 1981, tenne con il fiato sospeso l’intera Italia nel disperato e purtroppo infruttuoso, tentativo di salvarlo dopo essere caduto in un pozzo. Un’agonia di giorni seguita in diretta Tv che cambiò anche il linguaggio del piccolo schermo. Ad ascoltare il brano un teatro in religioso silenzio.

C’è poi “La vita” che per certi passaggi chitarristici sembra “Sweet Jane” nella versione di Lou Reed, mentre Rachele fornisce in diversi momenti delle ottime performance vocali. Ma è la stessa Rachele a raggiungere momenti “pro” d’intensità quando canta “Cuore”. Un’esecuzione magistrale che vede gli Arcimboldi letteralmente travolti. La prima parte si chiude sulla coinvolgente esecuzione di “Il Regno dei cieli” con un finale collettivo.

L’acustico

Si chiude il sipario e qualche minuto dopo, quando si riapre, la scena che appare è cambiata. Ci sono quattro sgabelli con altrettanti specchi alle spalle e seduti ci sono i tre chitarristi con il loro strumento acustico e Rachele con il tamburello. È il momento in cui la musica si spoglia, diventa rarefatta e la partecipazione del pubblico è totale nel cantare alcune delle canzoni più amate della band. Tutto si fa più essenziale, scarno ma non cede di un millimetro l’intensità emotiva e aumenta l’empatia palco/pubblico.

Il rock

Nuovamente si chiude il sipario e quando si riapre appare la scenografia e la disposizione sul palco della prima parte del concerto. Solo che il suono è più robusto. L’inizio è affidato a una “potente” esecuzione di “La Canzone del riformatorio” che risale al loro album d’esordio “Sussidiario illustrato della giovinezza” del 2000. Anche in questa sezione Rachele diventa protagonista nel canto e arriva un organo molto anni ’60. Solo con “Andiamo ai rave” l’atmosfera si rilassa… apparentemente, perché l’ultimo blocco del concerto conserva una buona tensione sonora e musicale. Tutto sembra essere finito con “Gomma”, diviso nel canto tra Francesco e Rachele, ma poi c’è spazio ancora per il loro brano di maggior successo: “Charlie fa surf” (del 2008) introdotta da una divertente storia. E con questo i Baustelle salutano il pubblico di Milano impegnato in una lunghissima standing ovation.

Lo spettacolo concreto

Tra melodie pop di grande classe e sostanza, tanto carisma ed eleganza i Baustelle si confermano band dalle buone potenzialità live, capaci di bella scrittura e buona esecuzione. Vincono e convincono nella sfida live, pur senza grandi “aspetti pirotecnici” ma piuttosto con uno spettacolo concreto, sfaccettato, fortemente espressivo e ben costruito per l’ambito teatrale.

https://www.facebook.com/baustelleofficial


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