DANIELE DE GREGORI: la forza dell’amicizia può salvare. Video in anteprima e intervista.

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DANIELE DE GREGORI
“Luglio e Milano”
Un video che racconta una storia con immagini live

ANTEPRIMA VIDEO

Intervista di Luca Trambusti

Il 13 aprile 2023 è uscito “Cura” il secondo album del 38enne cantautore e chitarrista romano Daniele De Gregori. Il disco è stato preceduto dai singoli “Le case mangiate dal sale” e “Eleonora”. Ora con l’uscita dell’album arriva un terzo estratto, “Luglio e Milano”, brano focale per il disco, accompagnato da un video che pubblichiamo in ANTEPRIMA.

Si tratta di un clip che fotografa Daniele De Gregori e la sua band nei momenti live. Una testimonianza di unione e condivisione, di momenti divertenti ma anche impegnativi come ci racconta lo stesso Daniele in una chiacchierata che abbiamo fatto partendo proprio dal video e dall’aspetto live della sua attività.

Com’è nato questo video?
È un montaggio di immagini girate durante un tour di un anno fa. Ci sono volutamente i momenti con tutta la band e divertenti backstage. È un tributo fatto ai miei musicisti, una testimonianza dei concerti full band e del rapporto interno alla band. Suonare con una formazione è molto differente che farlo da solo voce e chitarra anche per il fattore umano che si crea. Questa scelta dell’idea del gruppo è un omaggio a ciò che hanno fatto per me.

Cioè?
“Luglio e Milano”
è una canzone che parte da una storia vera che racconta un punto di svolta. Era il 18 luglio 2020, alle ore 23.00. Sono sul balcone di un appartamento di Milano, avevo appena vinto il concorso “L’Artista Che Non C’era” al CPM, organizzato dalla rivista web “L’isola che non c’era”. Con me i miei amici musicisti, quelli che mi hanno letteralmente tirato fuori dall’oblio in cui mi ero confinato, producendo con me due nuovi brani con un nuovo approccio, spirito e sound. Mi avevano urlato che potevo esprimere ancora qualcosa di diverso, che non era finita, che se necessario mi avrebbero accompagnato fin sul palco se io non avessi avuto più la forza di farlo. Hanno avuto ragione loro, questo continuavo a ripetermi su quel balcone e questo è quello che racconta il brano. La morale in parte può essere che nessuno si salva da solo, mi hanno dato uno schiaffo e tirato fuori da una brutta situazione. Un grazie a loro.

Daniele DeGregori ph Gabriella Vaghini

E il resto del disco?
Sono canzoni nate dopo quel giorno. Un percorso faticoso al di là della musica tutto creato durante il biennio pandemico. È stato un periodo personale dove tutto è cambiato. Tra il 2020 e il 23 ho perso e guadagnato persone, cambiato casa, lavoro e forse me. È stato però anche un percorso curativo in cui le persone si sono prese cura di me. E infatti “Cura” è il titolo ma anche la parola chiave del disco.

Nell’immaginario del rock ci sono le star che durante i tour distruggono lussuosi alberghi, fanno eccessi di ogni tipo. Ma quello è il mito, la leggenda. La realtà è ben differente, la si vede in parte anche nel video. Com’è la vita in tour per un artista come te?

Confesso, non ho mai distrutto nessuna struttura. Quella è la mitologia di cui si è intrisa la musica degli ultimi 50 anni, è un cliché iconografico. Per me e per molti come me, la vita in tour è fatta di lunghi viaggi in macchina, molto sonno e poco dormire, con ritmi serrati. Però forse è l’attività più bella che si possa fare. È lo scopo finale di tutto ciò che faccio. La musica incisa è un pretesto per il live che regala emozioni reali e concentrate, con un’intensità adrenalinica come nessun’altra cosa che conosco.

È difficile trovare luoghi dove suonare?

Sì, in particolar modo trovare strutture dove fare live con la band, più facile andare da solo o in duo, in una formula cantautorale più tradizionale. Anche per motivi economici, per i costi di una band le strutture adatte sono limitate e appannaggio di poche fasce che sono un’élite della musica. Noi si sta in fila aspettando un’occasione da sfruttare.

È anche difficile gestire il pubblico, forse poco “educato” alla musica…
Sulle difficoltà del live tutto è interconnesso, non c’è una ragione unica. C’è un fenomeno che si sta acuendo e che vede il pubblico senza concentrazione. Tutto è molto legato anche al tipo di musica che si propone. Il suono con una band non può essere un sottofondo stai chiedendo a chi è presente uno sforzo e un’attenzione maggiore e forse questa capacità la stiamo perdendo. Ciò vale anche per il cinema, il teatro, l’aggregazione artistica in genere. È un fenomeno legato a forme d’arte che l’utente cerca di usare in privato, sui propri dispositivi domestici. D’altronde con l’abitudine di ascoltare la musica in tv stai interiorizzando il concetto che ci puoi parlare su, che può diventare un sottofondo, un contorno. Così devi fare un triplo sforzo per catturare l’attenzione. E tutto questo dal palco si percepisce ed è la peggiore delle sensazioni, è frustrante per chi suona.

Daniele DeGregori ph Gabriella Vaghini

Com’è la tua situazione live in questo periodo?
Ho in calendario alcuni concerti da “cantautore classico”, in solitudine, ma adesso mi sto concentrando sulla presentazione di questo disco. La faremo in elettrico con la band domenica 21 maggio al Monk di Roma alle ore 12. È una formula nuova, sperimentata dal locale che funziona. Sarà una data unica conospiti. Ci saranno Luca Carocci, Sara Jane Ceccarelli e Francesco Forni.

Un’ultima domanda. Il tuo nome e cognome sono “ingombranti”. Ti ha mai dato problemi?

Voglia!!!! Ci sono abituato. Il mio nome è il cognome di Pino, o il nome di Silvestri. Il cognome invece mi piace, me lo sono tenuto anche se mi hanno suggerito di cambiarlo, di farmi un nick. Più volte ho detto che non sono figlio di Francesco De Gregori, che non abbiamo parentela. Questa fake news però gira in rete e anche su Google. C’è ancora qualcuno però che non ci crede, anche se io lo dico: pensano “l’ho letto su Google!”.

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