PIERO PELÙ: è stato un bel tour chiudo a Firenze ma il futuro sarà molto difficile (Intervista)

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PIERO PELÙ
GIGANTE LIVE TOUR
Ultima data a Firenze

16 settembre 2021

Intervista di Luca Trambusti

Dopo aver girato per tutta l’estate con il suo “Gigante live”, il 16 settembre Pierò Pelù chiude il tour nella sua Firenze, all’Ultravox Arena al Parco delle Cascine nel capoluogo toscano.

Queste date sono il “recupero” di quelle della scorsa estate che, per le norme anti covid, non si sono potute tenere, mentre le condizioni, un po’ più favorevoli, di questa estate hanno permesso lo svolgimento di concerti.

Abbiamo fatto una chiacchierata con Piero Pelù per fare un bilancio di quanto ha vissuto questa estate.

Com’è stato riprendere i concerti?
Una meravigliosa liberazione. Questo tour doveva succedere un anno fa ma per fortuna siamo riusciti a mantenere il cartello e in più si sono aggiunte altre date. E’ andato tutto bene sia per il pubblico che per noi. Sul palco c’era una nuova formazione, un super power trio come non mi era mai capitato.

Appunto una nuova formazione che vede anche la presenza di Finaz, il chitarrista della Bandabardo. Come nasce questa collaborazione?
Il primo approccio risale al MEI (Meeting Etichette Indipendenti) dell’ottobre scorso (2020). Ma ci siamo dovuti fermare anche se c’era già un progetto invernale pronto. L’impresa titanica è stata quella di “convertire” un grandissimo chitarrista acustico in uno elettrico. È stata una scommessa vinta perché anche se può sembrare una banalità non è in realtà facile perché sono due modi differenti di approcciarsi allo stesso strumento. Abbiamo superato alla grande ogni difficoltà di questa metamorfosi anche con l’aiuto degli altri membri del gruppo (Luca “Luc Mitraglia” Martelli – batteria, sequenze e cori e Dado “Black Dado” Neri – basso e cori)

Piero Pelù

Al concerto di Milano (VEDI QUI) sono stati molto rigorosi in merito alla possibilità di alzarsi e scatenarsi nei brani più potenti del concerto. È stato sempre così? Come hai vissuto questa cosa?
In tutti gli altri concerti non c’è mai stato così tanto rigore (in realtà alcune sere prima nella location milanese si erano verificati tre casi di positività tra il pubblico ndi). Addirittura a Brescia, città nel cuore della pandemia, c’ è stato un pogo selvaggio. Per cui ogni città ha avuto le sue regole ma in generale c’è stato un buon livello di ragionevolezza. Ha aiutato anche una scaletta ragionata, che ha dato spazio ai “viaggi” con le ballad, per avvicinarsi ai tempi medi e poi alzarsi e ballare con il rock. Un concerto camaleontico,

Qual è il ricordo più forte che Piero Pelù ha del tour?
La data di Messina. Oltre due ore e quaranta di spettacolo e ben quattro “scapezzolamenti” … Tanta roba. (lo “scapezzolamento è la “pratica” con cui Piero invita il pubblico femminile a esibire i capezzoli a favore dell’artista ndr).

Durante questi concerti, come al solito, hai affrontato altri temi che vanno oltre la musica, in particolare quello dell’ambiente.
Sì, mi sta molto a cuore il tema dell’ambiente. In questo tour c’è il duetto “virtuale” con Greta in “Picnic all’inferno” ma è un problema di cui mi occupo sin dal disco “Litfiba Tre” (1988) e che ho ripreso anche altre volte anche nella mia carriera solista. Ora l’emergenza climatica è chiara e innegabile.

Chiudi con un concerto a Firenze. Come sarà?
Una bomba. Avremo sul palco i componenti della Bandabardò per un tributo a Erriquesz la cui scomparsa lo scorso febbraio è stata terribile. Vorrei anche segnalare l’apertura dei Manitoba un duo fiorentino promettente nel quale penso di vedere il futuro dell’indie rock in Italia.

E il futuro cosa riserverà?
C’è un enorme punto di domanda che incombe per il prossimo inverno. Con queste condizioni non si potranno fare concerti al chiuso. Io sono pronto con il mio progetto ma non ci sono le possibilità di farlo. Certo resta anche l’amaro in bocca per chi non riesce ancora a lavorare. Gli artisti hanno la fortuna di aver messo qualcosa da parte e sopravvivere, ma chi, come un tecnico un fonico un tour manager, deve lavorare 250 giorni all’anno per pagare il mutuo e mangiare vive una situazione molto difficile e inoltre sono lavoratori che non vengono considerati per gli aiuti.


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