SIGUR ROS: minimalismo sonoro e sferzate lisergiche per grandi emozioni. Recensione concerto live Milano

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SIGUR ROS
17 Ottobre 2017
Mediolanum Forum
Assago – Milano

Voto: 9,5
Di Luca Trambusti

Sigur Ros Live 01
« 10 di 10 »

Gli islandesi Sigur Ros sono come la loro terra: vulcanici, aspri ma anche dolci, delicati tenui ma sempre essenziali. Sono tranquille baie e onde ventose. I Sigur Ros sono guerra e pace.

Emozione e potenza

Le loro esibizioni live, chi li ha visti lo sa, sono notoriamente emozionanti e potenti e quella di Milano non è stata da meno, non ha certo deluso il pubblico. Dal palco arrivano tutte le caratteristiche di questa band: c’è il grande falsetto di Jonsi (peraltro voce di grande bellezza, suggestione e doti tecniche), gli strumenti sfiorati, in una condizione il più lontana possibile dal concetto di rock, che poi esplodono in momenti di rumore acido, aspro e lisergico, finestre che si spalancano sotto la spinta di un’improvvisa quanto potente folata. Il concerto si nutre di queste contrapposizioni di quest’alternanza affascinate tra alti e bassi sonori, un’onda che ora avvolge, ora travolge.

Jonsi canta incredibili melodie, suona la chitarra con un archetto da contrabbasso che sfiora le corde (ricordando vagamente Jimmy Page), come lui sfiorano gli strumenti il bassista (che usa un registro di tono molto basso) ed il batterista che percuote delicatamente piatti e tamburi mentre con l’altra mano suona una tastiera. Poi tutto cambia con un crescendo o il più delle volte repentinamente, tutto si rivolta come un calzino, il volume sale, le atmosfere da dilatate si fanno serrate, portando lo spettatore da un mondo onirico, sognate, minimalista ad uno corposo, potente, sconvolgente e straniante.

Luci ed immagini essenza dello spettacolo

Il tutto poi è accompagnato da una grande “scenografia” fatta di immagini e luci, parte integrante ed essenziale dello spettacolo. Il parco luci è incredibile, ad alto contenuto tecnologico, con led che si muovono, strutture movibili che sovrastano il palco, colonne di fari che lo riempiono, il tutto a comporre bellissimi ed affascinanti giochi di luce. C’è una grande sincronia ed armonia tra suoni, luci ed immagini, luci mai disturbanti, poco “appariscenti” pur con numerose esplosioni di colori. Da notare ancora che spesso si nota l’assenza scenografica dei musicisti, artisti, dell’entità umana sul palco, nascosti da immagini e luci. E’ come un passo indietro degli artifici rispetto alle emozioni ed all’essenza della musica stessa.

La massima attenzione in platea

Quello che maggiormente colpisce è anche la platea, il pubblico. Pure nei momenti più intimi, minimali, lenti, avvolgenti il pubblico resta concentrato, quasi in religioso silenzio godendo di ogni respiro, di ogni melodia, sfumatura e passaggio sonoro. Raramente capita di “percepire” una così elevata attenzione nei confronti di ciò che arriva dal palco, ancor più stupefacente è che tutto ciò succeda in momenti di massima intensità e minima pressione sonora. A guardare dalle gradinate del Forum si vedeva anche un minor “luccichio” di telefonini.

Insomma l’intensità emotiva del concerto ha fatto centro, ha conquistato il pubblico (in verità già preparato all’evento). il rischio in una tale esibizione è quello o di “perdersi via” risucchiato ed assorbito dalla musica e dalla scenografia oppure distrarsi. Quest’ultimo pericolo pare essere completamente scongiurato; in alcuni momenti la testa (che è uno degli elementi più coinvolti) entra in un proprio universo parallelo stimolato dalla musica, una sorta di viaggio onirico e mentale generato dai suoni e dalle luci.

I Sigur Ros hanno regalato a Milano, unica data in Italia, un concerto di due ore diviso in due set da un’ora circa l’uno, separati da un intervallo di circa 15 minuti. Sosta che non fa bene all’economia dello spettacolo perché interrompe lo stato emotivo e la positiva tensione che si è costruita sino a quel momento. Va altresì detto che bastano poche note, precedute da un tappeto sonoro introduttivo, per far rientrare subito nel mood del concerto, per riannodare i fili dell’attenzione. Oltretutto la seconda parte è ancor più spettacolare rispetto alla prima.

Un concerto che vive di emozioni

Grande concerto, che vive di emozioni, richiede attenzione ma in cambio da moltissimo a livello mentale ed emotivo. E’ un concerto da ascoltare e la dimensione del palazzetto (pur penalizzando l’acustica) è corretta, permette di godere di musica e spettacolo elementi inscindibili in un’esibizione della band islandese. Il pubblico di Milano ha gradito e al termine di un incredibile e trascinante finale (che da solo vale il prezzo del biglietto) è scattata la standing ovation, quella vera, sentita, non “imbeccata” o suggerita da un assistente di studio agli ordini di un attento regista. Così i tre salutano dal palco e senza nessun bis mandano a casa i milanesi soddisfatti ma forse ancora un po’ affamati.


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