DAVIDE VAN DE SFROOS – Back to the roots (Recensione)

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DAVIDE VAN DE SFROOS
Folkcooperator Tour
21 aprile 2016
Alcatraz
Milano

Recensione di Luca Trambusti
Voto: 6,5

Dopo il doppio sold out agli Arcimboldi di Milano, dove insieme all’orchestra – così come nel disco “Synfuniia” – ha riletto in veste sinfonica alcuni dei suoi migliori successi, Davide Van De Sfroos torna nei club con un set di concerti che lo riportano alle origini folk. Abbandonato il lato rock del suo folk-rock il cantautore lombardo si presenta con una nuova inedita giovane band, gli Shiver, con cui riarrangia parte del suo repertorio andando a pescare cose molto antiche e riproponendo qualche brano da tempo non eseguito live. (La scaletta della foto del post è quella “di massima” del tour, a Milano alcune modifiche ed aggiunge sono state fatte, nei bis e nel concerto stesso).

Dietro le spalle il De Sfroos non ha una rock band che pompa la musica aumentandone la pressione sonora. Ha una giovane band di Lecco che lo accompagna con strumenti acustici (Lorenzo Bonfanti – chitarra, percussioni, voce – Stefano Bigoni – piano, lap-steel, tromba, voce – Andrea Verga – banjo, chitarre, mandolino, voce – Stefano Fumagalli – contrabbasso – e Luca Redaelli – violino -) e senza una batteria. Mancano lo storico violinista Angapiemage “Anga” Galiano Persico e la fisarmonica, a testimonianza di un’inversione di rotta sonora.

Il concerto è un susseguirsi di ballate acustiche con un numero di BPM variabili, una differente ritmica e sopratutto un vario livello sonoro con parecchi sconfinamenti in versioni “intime” e intense. Questo “Folkcooperator Tour”, strutturato e arrangiato in questo modo, pare porsi a metà strada tra il classico e dinamico “Folk-Rock” con la band e, con le dovute ed evidenti differenze stilistiche, la cura e ricerca sonora del lavoro sinfonico/orchestrale.

Certo è giusto che Davide provi a dare sempre una versione differente della sua musica, che si presenti al pubblico con le molteplici anime che compongono la sua proposta artistica ma un concerto di questo tipo sarebbe forse più adatto a un ambiente teatrale che alla sala di club dove è richiesta più energia e sostanza sonora. Fatti salvi alcuni momenti molto coinvolgenti (anche per chi non è un fan) lo show (di circa 2 ore e mezzo) ha parecchie cadute di tensione e attenzione, anche se i brani scelti in scaletta sono molto accattivanti. Il musicista laghéè (d’adozione) ha preferito scegliere delle ballate e delle esecuzioni più ricercate a discapito di quelle più dirette, adrenaliniche, adatte al pogo o al ballo.

Bravi accompagnatori gli Shiver, giovane band, hanno avuto anche il loro momento di gloria presentando una loro composizione dedicata a “Carzy Horse” (in realtà niente di che). Dal palco De Sfroos non ha mancato di ricordare Prince a poche ore dalla notizia della sua improvvisa scomparsa. Ad inizio show poi c’è stato l’angolo (un po’ provinciale ma molto ruspante) delle dediche, degli auguri di compleanno e di nascita di nipoti (che poi abbiamo scoperto essere quella del tastierista polistrumentista della band Stefano Bigoni).

In apertura al concerto sul palco Luigi Grechi De Gregori (il fratello di Francesco) che con la sola chitarra ha presentato una manciata di brani del suo repertorio iniziando l’esibizione con “Il Bandito ed il Campione”, il suo maggior successo. Brano che poi reinterpreterà in apertura ai bis in compagnia di Davide Van De Sfros e degli Shiver.

Occorre dunque avvicinarsi a questo “Folkcooperator Tour” con l’idea (ma lo dice il nome stesso del tour) di assistere ad un concerto di ballate, suonate acustiche e con una forte propensione al folk, facendo così tornare indietro le lancette del tempo della carriera di Davide Van De Sfroos.


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