GLEN HANSARD: saper parlare al cuore (Recensione e scaletta)

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Glen Hansard torna a Milano dopo quattro anni dal suo ultimo tour per presentare il nuovo album “All That Was East, Is West Of Me Now“, disco che ovviamente ha una parte preponderante nella serata, ma tutto il lungo percorso artistico del musicista irlandese è ben rappresentato.

Atteso da un pubblico accorso numeroso al Teatro Dal Verme per l’unica data italiana del tour europeo, il musicista irlandese si è presentato sul palco puntualissimo, dopo l’ottima apertura del conterraneo Mark Geary che ha scaldato la platea nel migliore dei modi.

Un palco scenograficamente spoglio, con i musicisti raccolti al centro, e con solo poche luci bianche tenui, come se si volesse portare tutta l’attenzione solo sulla musica. Con la sua voce profonda, accompagnata da violino e theremin, apre con “Sure As The Rain”, un brano lento dall’atmosfera intensa che esplode nel finale. Siamo solo all’inizio, ma Hansard ha già conquistato il pubblico. Se la ballata rock di “The Feast Of St. John”, presentata come un a canzone scritta per “getting the fuckers out”, diverte, con “Down on Our Knees” il pubblico inizia a battere le mani alle prime note, seguendo il ritmo di un rock tirato in cui Hansard si esibisce anche in un assolo di chitarra, prima di scendere dal palco e cantare seduto in mezzo al pubblico.

Tutto il concerto sarà un susseguirsi di momenti rock più tirati alternati a momenti più intimi e intensi; tra questi ultimi spiccano l’acustica e bellissima “Time Will Be The Healer” impreziosita dalle note evocative del theremin, e “When Your Minds Made Up”, un brano lento che nel suo svolgersi diventa un rock tirato. “The Moon” è un’ennesima dimostrazione di come il cantautore irlandese sappia giocare con il lato più emotivo della musica, con un brano intenso dove sfodera una gran voce ricca di espressività, e piazza anche un bell’assolo di chitarra. Atmosfere intense che arrivano a sfiorare luoghi incantati con i suoni evocativi del theremin che introduce la lenta e oscura “Ghost” dove il violino torna in primo piano nel ricreare un’atmosfera magica.

Non manca ovviamente “Falling Slowly” con cui Hansard ha vinto il premio Oscar nel 2008. Eseguita stasera solo con accompagnamento di pianoforte e violino, anticipa il momento più intenso del concerto: il cantautore resta da solo sul palco per “Leave a Light”, che diventa un canto di pace in cui invita Israele e Palestina a spegnere il fuoco e fermarsi (“stop fire and seattle down”).

Il rock di “Bearing Witness” e di “Fitzcarraldo” ci porta direttamente alla bellissima ballata “Her Mercy”, che da scaletta ufficiale dovrebbe chiudere il concerto, ma Hansard e la band restano sul palco e attaccano direttamente i bis senza soluzione di continuità. Sembra che ci sia un fuoco vivo sul palco che non può essere spento.

Così “Her Mercy” confluisce direttamente nella splendida “Wreckless Heart” dai toni blues, e il concerto si chiude con Hansard che scende in mezzo al teatro per cantare senza amplificazione tra l’ovazione del pubblico, per tornare poi di corsa nuovamente sul palco, e chiudere un concerto di due ore e mezza ricco di emozioni con una versione travolgente di “This Gift”.

Glen Hansard si è dimostrato non solo musicista e autore eccellente, ma anche dotato di quella caratteristica tipica di pochi grandi artisti, cioè di saper parlare al cuore delle persone con semplicità.

https://www.facebook.com/GlenHansardMusic


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