WILLIE PEYOTE: il palco lo conosco fin da bambino (intervista)

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WILLIE PEYOTE
è tornato in tour per far muovere culo e cervello

Intervista di Luca Trambusti

Ecco come Willie Peyote (Guglielmo Bruno) ha annunciato sulla sua pagina Instagram il ritorno ai concerti “Les jeux son faits, rien ne va plus. Ecco il calendario aggiornato e definitivo per questa estate in compagnia della sabauda orchestra precaria in giro per le balere di tutta Italia col consueto obiettivo di farvi muovere il culo e il cervello contemporaneamente. Da “Pornostalgia” a “Educazione Sabauda”e ritorno.”

Con questo suo nuovo spettacolo, dopo le esibizioni all’interno del live dei Subsonica, Willie ha ripreso il possesso del palco per proporre in veste live la sua musica.

Abbiamo intervistato Willie Peyote dopo i primi appuntamenti del tour (diciotto date dal 30 giugno al 18 settembre) per farci raccontare questo nuovo show e parlare della sua attività live, il cui inizio risale all’infanzia.

Il tour è partito, come sta andando?
Abbiamo già fatto un po’ di date, alcune erano dei recuperi, altre nuove e devo dire che sono andate tutte molto bene. È bellissimo rivedere la gente che si abbraccia, che sta insieme e che, nonostante i momenti bui passati e presenti, può vivere. Da parte nostra c’è tutta la volontà per interpretare la loro voglia e mettersi al servizio di questa energia, per far muovere culo e cervello.

E ci riuscite?
I feedback tra reazioni dirette e i post sui social ci dicono che gli spettatori sono molto contenti, soddisfatti e divertiti. Certo si può sempre fare meglio, Io invece sono al servizio del pubblico sono molto contento perché nonostante l’età fisicamente reggo meglio di quanto pensassi. Sto bene mi diverto e ho più che positive sensazioni. Torno a sentire il pubblico e questa attestazione di stima, che non so se meritarmela, mi serve per conferma di ciò che faccio.

C’è uno scopo in questo concerto?
Non so se c’è uno scopo specifico per questo tour che non sia quello generale della musica dal vivo: un momento di svago catartico dove ogni persona si ritrova in una zona franca dove c’è condivisione e aggregazione anche con chi non conosci.

Chi è la “Precaria Orchestra Sabauda” che ti accompagna
È un gruppo di musicisti che seguono il mio progetto da molti anni, alcuni sin dai primi live con la band. Ho impiegato molto tempo a “costruirla” ma oggi ha una grande profondità di genere che da solo non potrei permettermi. Per me è una band molto importante che mi consente una liberà impensabile.

Con la loro presenza, che sposta molto l’orizzonte tipico del rap, lo si può definire un concerto rap?
Lo si può definire tale perché io rappo e non canto e la mia forma di scrittura è quella del rap, ma con loro posso fare avere citazioni di diversi generi e stili. Reggae, rock, elettronica, rap, punk c’è un po’ di tutto, c’è chi ci ha influenzato ma anche una gamma di diversi generi, un excursus nella musica che ci piace.

Quindi c’è un cambio di arrangiamenti nelle versioni live?

L’arrangiamento è diverso da quello in studio quando c’è più elettronica, brani che poi vengono riproposti sul palco con band, altri sono simili al disco. Dipende dal brano e ogni pezzo ha una storia a se.
In studio comunque molto nasce con l’ottica di essere portato sul palco. Ci sono poi brani e dischi pensati e lavorati per lo studio, come “Pornostalgia” o altri per il palco come “La sindromne di Toret”.

Hai notato un cambio di pubblico dopo la partecipazione a Sanremo?
Qualcuno si è aggiunto ma il mio approccio al festival e i mesi successivi senza uscita di un disco e senza attività promozionale non hanno cambiato molto. Pochi di quelli che mi hanno conosciuto per Sanremo raramente sono venuti ai concerti e hanno approfondito. Ciò non toglie che sia stata una bellissima esperienza e partecipazione. “Mai dire mai” in scaletta comunque è fondamentale ed è amata anche da chi già mi conosceva.

A proposito di scaletta, come l’hai costruita?
Dal 2020 sono usciti due dischi che sono da presentare, poi ci sono i classici da suonare.

Secondo te quali sono i brani preferiti dal pubblico?
Sento una grande affezione ai brani vecchi, ma anche a “Mai dire mai”, “Ottima scusa”, “La tua futura ex moglie”, “Che bella giornata” o “Le chiavi in borsa”.

Cosa significa stare sul palco?
Mi sento a mio agio. Per parafrasare Gioele Dix “mi nascondo dove c’è più luce”, però davanti alla gente mi trovo a mio agio. La parte live è essenziale per chiunque abbia velleità da artista, ne valuti la bravura soprattutto dal vivo. Devi avere determinazione e rispetto per il palco. Poi il palco lo conosco molto bene, da tutte le sue angolature: sopra, sotto, dietro, di fianco. Lo frequento sin da bambino quando accompagnavo mio padre che faceva il batterista ed è un luogo conosciuto, dove sono cresciuto in tutti i sensi.

La vita del tour ti pesa?
No assolutamente no, a parte le lunghe ore in furgone e il caldo come in questi giorni. Mi piace vedere posti, scoprire l’Italia, è importante conoscere il paese e puoi dire di conoscerlo solo quando conosci la provincia. Mangio moltissimo in tour, questo sì!

Quali sono i concerti che ricordi in maniera particolare?
Appena posso vado a vedere i concerti, anche se sono di gruppi che non conosco, sono momenti belli, spesso vissuti con gli amici, magari anche con un viaggio per arrivarci. Mi ricordo il concerto dei Datf Punk anche se non suonavano, i primi live dei Subsonica. Il primo concerto visto fu quello degli Articolo31, avevo 10 anni.

E dei concerti di WILLIE PEYOTEquali ricordi?
Ho il ricordo bellissimo dell’aver visto l’escalation del pubblico al Cap10100 di Torino, dove ho suonato con mio padre alla batteria, poi i tre live all’Hiroshima Mon Amour. Alla fine di ogni concerto mi prendevo un momento per realizzare quanto avevamo fatto, un obbiettivo raggiunto, ma poi tiro una riga e penso a dopo, perché un concerto migliore deve ancora arrivare. Certo poi ci sono state anche le esibizioni negative ma fanno parte di questo lavoro, l’importante è non farsi coinvolgere completamente dalla negatività e riuscire a dare qualcosa in ogni caso al pubblico. Perché un concerto secondo me è riuscito quando si crea la giusta amalgama con chi c’e sotto al palco, com’è successo anni fa (13 luglio 2018) al Flower a Torino con Frah Quintale, ma anche ieri sera a Roma.

WILLIE PEYOTEIl tour:

18 giugno 2022 Senigallia (An) Mamamia Festival
22 giugno 2022 Bologna Sequoie Music Park
23 giugno 2022 Padova Sherwood Festival
29 giugno 2022 Firenze Ultravox
30 giugno 2022 Roma Rock In Roma
01 luglio 2022 Perugia Umbria Che Spacca
03 luglio 2022 Napoli Suona Festival – Ex Base Nato
08 luglio 2022 Collegno (To) Flowers Festival
13 luglio 2022 Pistoia Pistoia Blues – Storytellers
19 luglio 2022 Milano Ippodromo Snai San Siro
23 luglio 2022 Marina Di Camerota (Aa) Meeting Del Mare
29 luglio 2022 Gradisca D’Isonzo (Go) Castello
06 agosto 2022 Sogliano Al Rubicone (Fc) Soglianosonica
16 agosto 2022 Brescia Festa Di Radio Onda D’urto
21 agosto 2022 Mola Di Bari (Ba) Locus Festival
22 agosto 2022 Gallipoli (Le) Parco Gondar
30 settembre 2022 Trezzo Sull’Adda (Mi) Live Club (recupero del 28 gennaio 2022)

Leggi recensione live e CD

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