TOMMY EMMANUEL: Oltre i limiti della chitarra acustica. Recensione concerto

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TOMMY EMMANUEL
JERRY DOUGLAS
Accomplice Tour
07 Novembre 2018
Teatro Dal Verme
Milano

Voto: 8,5
Di Luca Trambusti

Doppio appuntamento con la chitarra acustica. Al Teatro Dal Verme di Milano si sono esibiti due virtuosi della sei corde regalando, ognuno con il suo stile. una performance in cui tecnica e cuore si sono unite.

Jerry Douglas

Per aprire la serata, con il caldo invito da pare degli artisti di astenersi da foto e video, il primo a salire sul palco è Jerry Douglas, meno noto del suo compagno di avventure. Su un palco solo due microfoni, una sedia, quattro “spie” ed una rastrelliera con 3 chitarre: a riempire la scena ci penseranno poi i due giganteschi chitarristi. Douglas, per la prima volta in Italia, si presenta al pubblico accompagnato da un dobro (o national steel guitar), chitarra dall’inconfondibile suono dovuto alla sua struttura metallica e alla particolare struttura interna. Lo strumento rimanda immediatamente all’America, è il suono rurale, quello del blues, del bluegrass, dell’hillbilly è quello dell’America profonda e tradizionale. Douglas per suonarla usa la tecnica slide ovvero un cilindro metallico (in origine un collo di bottiglia) che scorre sulle corde creando un suono ancor più metallico. Ciò che stupisce è però la mano destra, quella che “maneggia” le corde con arpeggi e movimenti di polso. E’ la velocità a lasciare stupiti. Nella sua mezz’ora di esibizione il 62enne chitarrista americano (vincitore di 14 Grammy Awards e parecchi riconoscimenti in ambito country) si muove tra un repertorio tradizionale, proprie composizioni e “coverizza” un Tom Waits d’annata. E’ un’esibizione per lo più strumentale che colpisce per la qualità tecnica ma stupisce di meno l’eterogeneo risultato sonoro. Alla fine la tecnica è tanta ma risulta un po’ frenata dal monocorde risultato sonoro ed alla lunga poco appassionante.

Tommy Emmanuel

A seguire Douglas, dopo una decina di minuti di pausa, è il momento del ben più atteso Tommy Emmanuel, accolto in scena da una vera ovazione del pubblico. Da subito si percepisce la differenza con il precedente campione della sei corde. Accompagnato da una più tradizionale chitarra acustica Tommy Emmanuel stupisce per la potenza e pressione sonora che riesce ad estrarre dal suo strumento. E’ un fiume di note, una velocità impressionante, stupisce per la quantità e varietà di suoni che, anche in contemporanea riesce a estrarre dalla magica cassa dello strumento. Il suo modo di usare la chitarra riporta alla mente i grandi dello strumento acustico i vari Leo Kotke, Michael Hedges, Bert Jansh, David Bromberg, John Rembourn, senza dimenticare “papà” Django Reinhardt e più ancora Chet Atkins. Si parte dalla tecnica per esplorare stili differenti che uniscono il folk, il blues, il rock, il country, il jazz ed anche tanto pop. La caratteristica di Emmanuel infatti è proprio quella di saper unire alla tecnica delle grandi doti di intrattenitore in senso musicale) e coinvolgere così il pubblico che spesso partecipa attivamente.

Inoltre il musicista americano non si limita a suonare lo strumento solo con le corde ma allarga lo spettro sonoro facendo diventare la chitarra una percussione, suonata con le mani, una bacchetta percuotendo corde e casse tirandone fuori un’anima imprevedibile. Nella scaletta del concerto c’è tanta musica, solo in poche occasioni abbraccia la forma canzone, lasciano per lo più alla chitarra anche il ruolo melodico. Ad esempio nel medley dei Beatles la chitarra “canta” le melodie vocali delle canzoni e poco dopo in altri brani invece si trasforma in un’arpa. Un grande ed eclettico chitarrista che regala la tecnica ma anche le emozioni al punto di meritarsi parecchie standing ovation da parte del teatro (quasi sold out).

Emmanuel + Douglas

A concludere il concerto Emmanuel richiama sul palco Douglas per una finale comune performance incredibile. I due duettano con le chitarre unendo i loro due differenti suoni, è l’occasione per riproporre le proprie particolari versioni di “I’M On Fire” di Springsteen e “Hey Joe” di hendrixiana memoria. C’è poi spazio per ancora due brani di Emmanuel da solo sul palco con i quali saluta il pubblico che entusiasta non finisce mai di applaudirlo in una lunghissima standing ovation.

I due musicisti, ognuno a suo modo, hanno dimostrato ancora una volta che la chitarra acustica può avere davanti un immenso orizzonte, che uno strumento basilare nella storia della musica popolare è in grado di essere accompagnamento e solista (anche insieme se ti chiami Emmanuel) ed allo stesso tempo saper emozionare e stupire, ancor più se riesci a dare dimostrazione di grande tecnica aggiungendo però molto cuore e condivisione. Questo di fatto è un concerto di Tommy Emmanuel


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