QUEEN + ADAM LAMBERT: livinig in the past tra lustrini, grandi canzoni e tanto spettacolo. Recensione live concerto Milano
QUEEN + ADAM LAMBERT
25 Giugno 2018
Mediolanum Forum
Assago Milano
Voto: 7
di Luca Trambusti
Nonostante la scomparsa di Freddie Mercury (1991) i Queen decisero di continuare a proporre la loro musica. Certo trovare un degno sostituto di uno dei più conosciuti, apprezzati, ed amati frontman del rock era opera veramente difficile. Era una questione non solo vocale ma fondamentale. Rielaborare il lutto non fu opera facile e per tanti anni i Queen rimasero lontani dalle scene, sino a quando non trovarono una collaborazione con Paul Rodgers, un potente vocalist rock, molto anni ’70, già cantante dei Free e dei Bad Company. Dal 2004 al 2009 la formula scelta, per distinguere il nuovo corso, fu quella dei “Queen + Paul Rodgers” (nel frattempo la band aveva anche visto l’abbandono delle scene – nel ’97 – da parte del bassista John Deacon), a differenziare un prima ed un dopo (cosa che comunque non li salvò dalle critiche in merito alla scelta di continuare). Dal 2011 Rodgers fu sostituito dal più pop Adam Lambert (Queen + Adam Lambert), un talentuoso cantante pop americano “scoperto” da Bryan May e Taylor durante la finale di “American Idol” dove i tre si esibirono insieme in una versione di “We Are The Champions”. Da lì la chiamata a far parte del progetto e dunque ad Adam Lambert il difficile compito di sfidare Mercury.
Queen + Adam Lambert tornano a Milano
Per la seconda volta in questa formazione la storica band torna ad esibirsi al Forum di Milano (la precedente fu nel Febbraio 2015). Il pubblico (in realtà non numeroso) è lì per vedere tra il curioso ed il nostalgico quello che sono i Queen oggi. La risposta a questo interrogativo arriva fin dalle prime note: una macchina da guerra dello spettacolo. Da sempre Bryan May e soci hanno messo molta teatralità nei loro show, molto era dovuto alle innate capacità istrioniche di Freddie Mercury , il resto lo mettevano la musica e le trovate sceniche dell’epoca (anni ’70 e ’80). A tanti anni di distanza, con una migliorata tecnologia e le tante opportunità che questa offre, il tasso di spettacolarità è assai elevato. Le luci ed i visual, insieme alle trovate sceniche (oggetti che appaiono da sotto il palco) sono parte integrante e fondante del concerto stesso. Il responsabile per il design e la produzione Ric Lipson è lo stesso che ha lavorato per Pink Floyd, Rolling Stones e U2, oltre che alle cerimonie di apertura e chiusura delle Olimpiadi 2008.
Il robot di News Of The World
Lo spettacolo arriva da subito. Il tutto inizia con il robot che campeggiava sulla copertina di “News Of The World” (album del 1977) disegnato all’epoca dal fumettista di fantascienza Frank Kelly Freas. L’umanoide appare da un buco su un “video muro” e con le sue mani meccaniche sembra voler prendere il pubblico. Sono le stesse mani che afferrano “virtualmente” lateralmente il video wall su cui sono proiettate le immagini e lo sollevano facendo entrare in scena la band che attacca con la musica.
E’ un inizio molto tirato: i primi tre brani entrano uno nell’altro e danno il benvenuto al pubblico iniziando un rapporto d’amorosi sensi tra palco e platea. La scelta della scaletta prevede un inizio rock senza però toccare da subito le grandi hit della band, queste arriveranno dopo, piano piano con il passare del tempo.
Queen + Adam Lambert – Il confronto
Ovviamente chi non li ha mai visti in questa formazione cerca subito il confronto tra i due vocalist. Confronto e soprattutto paragone che è difficile da fare: sono due mondi differenti che si fronteggiano: ogni tanto un punto a favore di uno, ogni tanto a favore dell’altro. Sono due impostazioni vocali e spettacolari differenti. Da una parte il magnetico carisma ed il sex appeal di Mercury, dall’altra la teatralizzazione di Lambert. Da una parte una voce rock, dall’altra una pop. Le doti vocali del cantante americano non si discutono: la sua è una bella voce, quello che non quadra è la sua tipicità da “talent”, quella ricerca del gesto tecnico, della bellezza esposta, messa in primo piano a discapito di una maggior “autenticità” e “vera passione”. E’ un approccio pop che a volte rende bene (ad esempio nelle differenti anime stilistiche di Bohemian Rhapsody) altre volte invece non regge il confronto con la vocazione “sentimentale”, passionale ed espressiva del mitico Freddie. Attenzione però sono due mondi ed approcci così differenti che cercare il confronto è non solo sbagliato ma impossibile. Certo che da dietro l’angolo spunta (sovente) l’effetto “Cover band” (di lusso).
Sul palco oltre a Brian May e Roger Taylor ci sono Spike Edney alle tastiere, Neil Fairclough al basso e Tyler Warren alle percussioni; tutti insieme danno una versione precisa e puntuale della musica che Queen, che vive molto sulla chitarra di May e sul drumming di Taylor, vere leggende (come li definisce Lambert) del rock. Niente da dire il chitarrista ancora oggi è “pungente”, potente, tecnico ed emozionante allo stesso tempo, così come il batterista che, pur aiutato da un altro collega, martella incessantemente macinando ritmo.
I classici con la presenza di Mercury
Dopo la “sfuriata “ iniziale il concerto scandisce i ritmi in maniera diversa si prosegue con i classici della band affondando le mani in quel repertorio che oramai è diventato storia del rock. E’ uno spettacolo intenso, potente ed anche glam, con lustrini ed infiniti cambi d’abito di Lambert e May, con il trucco e le a volte stravaganti “mise” del cantante.
Se sul concerto aleggia lo spirito di Mercury (“siamo tutti fan e stasera lo celebriamo insieme” dice Lambert) questo si materializza virtualmente per tre volte. La prima nella parte acustica in cui Bryan May (dopo una versione di “O Sole Mio” – francamente anche evitabile) duetta virtualmente con lo scomparso cantante che appare sullo schermo diviso in due parti scherzando con il chitarrista. La seconda apparizione è corale. Sulle note di Bohemian Rhapsody il mega schermo si riempe con i volti dei 4 componenti originali, sono le immagini che hanno sempre accompagnato la versione video della canzone.
Infine prima dei bis Freddie invita il pubblico ad un vocalizzo con lui un “Ayo” che si conclude con uno scherzoso “Fuck You”. Sono momenti di grande (ricercata) emotività.
Da approcciare in maniera corretta
Nel complesso quello dei Queen è un concerto che vive di teatralità, ricordi, nostalgia ed emozioni. Va approcciato nel modo corretto: un tuffo nel passato, fatto di grandi, grandissime canzoni, una grande vocazione allo spettacolo (quasi un’americanata ma non una baracconata), una dimostrazione muscolare di potenza. Non bisogna certo aspettarsi novità ma vivere il tutto come un ricordo del passato. Ognuno poi ci mette la sua dose di nostalgia