RENATO ZERO: la vita raccontata da Zerovskij tra teatro, opera e musical. Recensione film

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RENATO ZERO il film
Zerowskij – Solo Per Amore – Il film
Dal 19 al 21 Marzo 2018

Voto: 5
Di Luca Trambusti

RENATO ZERO il film Zerowskij – Solo Per Amore

La scorsa estate il pubblico ha premiato il secondo passo del progetto messo in opera da Renato Zero composto da un disco ed un tour dal titolo “Zerowskij – Solo Per Amore”, un ambizioso concept in cui il cantautore romano analizza e racconta la vita con i differenti elementi che la compongono e lo fa “attualizzando” l’essere umano e le sue presenti vicissitudini.

Il film dopo il tour

Dopo aver girato in prestigiosi teatri open air quello spettacolo arriva ora in pellicola e nelle sale italiani per tre giorni (19, 20 21 Marzo) distribuito da Lucky Red, proponendo le registrazioni delle due serate all’Arena Di Verona dove l’opera è andata in scena a settembre 2017.

La pellicola di per se non ha “valore proprio” è la fedele riproposizione dello spettacolo, con in più la forza, tipica del cinema musicale, quella di trasformarci in spettatore privilegiato, sempre sul palco e con la possibilità di gustare particolari, angolazioni sceniche che mancano nella fruizione live di un concerto; ed in questo il film è riuscito. Il problema di quanto si vede sul grande schermo è lo spettacolo stesso, l’originale.

Zerowskij – Solo Per Amore

“Zerowskij – Solo Per Amore” è uno rappresentazione pretenziosa e confusa in cui si mischiano tanti elementi: è un concerto, è un’opera moderna, è un musical, è teatro, è tutto questo senza trovare però una sua forma precisa. C’è una storia da raccontare: quella dell’uomo dalla creazione sino ai giorni nostri e sul palco, nello sviluppo del tema, si alternano tanti personaggi che rappresentano i differenti aspetti, emozioni ed eventi della vita: dopo Dio, c’è innanzitutto l’amore , c’è l’odio, la vita/morte, l’NN (il figlio di nessuno), c’è il tempo, Adamo ed Eva e Gigi Proietti in un cameo del “Barbone dinamitardo” (?). Il tutto è ambientato in un’ipotetica stazione ferroviaria: La Stazione Terra di cui Zero “Zerowskij” è il capostazione. Così Zero veste da capostazione, i binari sono rappresentati sul palco, dove sono presenti anche modellini ferroviari, le coreografie e scenografie fanno riferimento al tema.

Canzoni e monologhi

Nei 142 minuti del film (e dello spettacolo) sul palco si alternano Renato Zero con le canzoni (tutte originali), i diversi personaggi con i loro monologhi e le loro canzoni in un contesto che appunto mischia differenti arti dello spettacolo di scena (mancano solo i saltimbanchi). L’analisi racconta l’umanità in questo secolo/millennio e punta il dito sulla mancanza di amore e di fede e sui falsi miti e falsi dei che accompagnano questi giorni. Musicalmente lo spettacolo si muove in un ambito di pop sinfonico, sul palco oltre ad una tipica band pop c’è anche una corposa orchestra (Filarmonica della Franciacorta) che ha un ruolo fondamentale, più ancora di quello della band. Il tutto è avvolto da una grande aria melodica e sinfonica.

La teatralità del cantautore romano

Questo progetto, ideato e diretto da Renato Zero e scritto con la collaborazione di Vincenzo Incenzo, racconta la nuova teatralità del cantautore romano: via colori, paillettes, lustrini, strasse e (quasi) ostentata trasgressione per lasciar spazio alla maturità, a quella di un uomo adulto ed artista diverso rispetto agli esordi. E’ la naturale evoluzione, è la storia dell’arte e della vita stessa. Va bene, va benissimo, purtroppo però non sempre tutto è centrato, non sempre tutto anche se ti chiami Renato Zero può venire bene. In questo caso non lo è. Tutto troppo pretenzioso ma allo stesso tempo anche un po’ banale, con alcuni inserimenti poco chiari e tanti personaggi ad affollare la scena. C’è dentro però tutto lo Zero degli ultimi anni, quello appunto della maturità e dell’età adulta.

Il pubblico

Il film, con la regia di Gaetano Morbioli, non fa altro che riproporre tutto ciò che è stato messo in scena ed allo stesso tempo però dimostra quale sia l’affetto che il pubblico ha verso il proprio beniamino. Le prime file, spesso inquadrate, raccolgono fan della prima ora (e non solo vista l’età più giovane di alcuni), “sorcini” che cantato a squarciagola le canzoni (quindi ben consci dello spettacolo) e qualcuno addirittura sui momenti più intensi che arriva alle lacrime. Ma quello è lo zoccolo duro.

Però è stato un gran successo di pubblico.


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