NICCOLÒ FABI: un inebriante abbraccio collettivo per la celebrazione di un artista. Recensione

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NICCOLÒ FABI recensione Roma
DIVENTI INVENTI 1997 – 2017
26 novembre 2017
Palalottomatica
Roma

Voto: 9
Di Francesca Amodio

Ne sono passati di anni da quando un giovane cantautore figlio della Capitale, bello, colto, intelligente, sommerso da una cascata di riccioli d’oro e occhi chiarissimi, convinse una delle case discografiche più eminenti, la Virgin, a produrre il suo primo lavoro, una somma di brani che è poi la summa di un primo pezzo di vita, dal titolo “Il giardiniere”: venti, per l’esattezza. Dal premio della critica nelle Nuove Proposte di Sanremo di quel 1997 con la celeberrima “Capelli”, al disco di platino, è un attimo, e quel luccichio a cui contribuì fortemente uno dei più grandi musicisti contemporanei, Riccardo Sinigallia, con i suoi testi, ora è un fuoco che arde alto, e adesso più che mai non si spegne.

Niccolò Fabi raccoglie stasera in un Palalottomatica gremito di fan i frutti di due decadi di straordinaria carriera, in un concerto – evento unico, la sintesi live dell’ultima produzione dell’artista, il doppio cd “Diventi Inventi 1997 – 2017”, la raccolta interamente prodotta da Fabi in assoluta autonomia nella sua dimora bucolica di Campagnano di Roma.

Prossimo ai cinquanta, la consapevolezza è quella di chi calca palcoscenici piccoli e grandi da sempre, ma lo stupore e l’energia che Fabi ha negli occhi sono quelli di chi, dall’alto della propria immensa umiltà, si meraviglia della folla oceanica che si presenta stesa sotto a questo palco importante in un tripudio di gioia pura ed incontenibile: questo concerto è una festa, il festeggiamento di un sogno che si è avverato per merito di un cantautore che ad oggi è una perla rara, una vera oasi nel deserto culturale e spesso musicalmente sterile di questi ultimi anni zero. Il pubblico di Fabi gli deve molto per il regalo di un cantautorato limpido, vero, senza retorica, fronzoli o orpelli, e Fabi deve molto al suo pubblico di fedelissimi che l’hanno sostenuto fin dagli esordi della cosiddetta “scuola romana” ma anche a quelli che l’hanno riscoperto più di recente, grazie a dischi magistrali come “Ecco” e “Una somma di piccole cose”, giusto per fare due titoli.

Nessuno come Niccolò Fabi riesce ad essere un contenitore ossimorico così sorprendente, un Vaso di Pandora sempre stupefacente e strabiliante: in pezzi poetici come “La promessa”, “Ecco”, “Attesa e inaspettata”, “Lasciarsi un giorno a Roma”, “Offeso”, “Ostinatamente”, “È non è”, citandone solo alcuni, Fabi sviscera tutto il suo essere senza risparmiarsi mai, mettendo nero su bianco quella sincerità e quella onestà che senza nessun filtro il cantautore ha nei confronti della sua musica in maniera riverente e sapiente, togliendo il posto alla sue proverbiali grazia e pacatezza per lasciarlo, quando opportuno, ad un’incredibile potenza e ad un’epica vulcanicità senza eguali, sibilando o urlando i suoi testi che sono piccoli componimenti poetici di un canzoniere vigoroso e prezioso.

Gli occhi e le orecchie stasera sono tutti per lui e per le sue band, quelle storiche che lo hanno accompagnato negli anni in questo suo formidabile percorso artistico in continua evoluzione – è un piacere ritrovare sul palcoscenico Danilo Pao, Lorenzo Feliciati, Aidan Zammit, Massmo Cusato, Agostino Marangolo, Roberto Angelini, Andrea Di Cesare, Fabio Rondanini, Daniele Rossi, Pier Cortese, Gabriele Lazzarotti, fino agli attuali Alberto Bianco, Filippo Cornaglia, Damir Nefat, Matteo Giai e Gnu Quartet – che ha sposato il cantautorato italiano tradizionale alla Tenco fino agli echi e ai richiami d’oltreoceano del folk – rock di band come i Bon Iver, tra le passioni più forti di Fabi, col risultato di una vera e propria letteratura del testo musicale sempre più articolata ed autentica, in cui emergono la sensibilità e la percettibilità di questo artista vero e sincero, nella sua schiettezza senza filtri che abbraccia ogni tipo di sentimento, che fa commuovere, piangere, ridere e riflettere.

Lungo una scaletta perfetta che ha accontentato anche e soprattutto gli affezionati della prima ora, con brani come “Una somma di piccole cose”, “Filosofia agricola”, “Il negozio di antiquariato”, “Ecco”, “Le chiavi di casa” – questi ultimi rispettivamente il brano più difficile e quello più facile della sua carriera, afferma Fabi – “Una buona idea”, “Rosso”, “La promessa”, “Solo un uomo”, “Costruire”, fino a “Offeso”, eseguita a sorpresa con Fiorella Mannoia, “Lasciarsi un giorno a Roma”, eseguita con l’autore del suo riff di chitarra Daniele Sinigallia, e la tripletta “Alzo le mani”, “L’amore non esiste” e “Vento d’estate”, eseguite con i colleghi e amici di sempre Max Gazzè e Daniele Silvestri, Fabi ringrazia il suo affezionato pubblico capitolino e si gode lo spettacolo visibilmente emozionato e commosso, e il pubblico con lui, in un inebriante abbraccio collettivo doveroso per la celebrazione di un artista eccellentemente degno di questa definizione, che stasera più che mai ha dimostrato alla sua Roma che “l’argento si beve, ma l’oro si aspetta”.

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