DECIBEL: Una chiusura di tour in bellezza dopo una lunga cavalcata live Recensione Concerto Live Milano

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DECIBEL
Noblesse Oblige Tour
06 Novembre 2017
Fabrique
Milano

Voto: 8,5
di Luca Trambusti

Tutto era iniziato il 17 Marzo 2017: sul palco del Teatro Del Viale a Castelleone (Cr). In quella data i Decibel tornavano sul palco (Leggi qui la recensione del concerto). Lo facevano per presentare il loro nuovo album, realizzato con la formazione (base) originaria. Una reunion che non è mai parsa fuori da tempo.

La festa conclusiva

In principio l’idea era di fare poche date per arrivare a ridosso dell’estate. Poi la cosa è cresciuta, grazie al consenso del pubblico, al piacere di ritrovarli e ritrovarsi ed anche per la bontà di quanto andava in scena. Così i tre (accompagnati da altrettanti ottimi musicisti) hanno deciso di proseguire in questa esperienza live arrivando nel cuore dell’autunno e chiudendo il Noblesse Oblige Tour (dal titolo dell’ultimo album) a Milano al Fabrique con una sorta di concerto festa.

In tutti questi mesi di tour la sensazione è che il concerto sia nettamente cresciuto. Se nella prima data alla fine si gustava anche una sana timidezza, un timore ed una certa ritrosia nel volersi esporre, con l’ultimo appuntamento (almeno per il momento) si percepisce che la padronanza del palco, la chiarezza delle idee e l’approccio generale sono nettamente cresciuti. Tutto ciò consente ai Decibel di mettere in scena un concerto robusto, “dritto”, compatto, senza sbavature ed a tratti assai divertente.

Anima e vocazione rock

I Decibel, e non può essere altrimenti, dimostrano la loro vocazione rock, la loro anima; la loro storia sta lì, in quel calderone che mischia, glam rock, punk, rock “tradizionale”, New Wave e pop. Un suono guidato dalle chitarre (spesso tre sul palco) unite alle tastiere il cui “sapore” anni ’80 è evidente ma non stucchevole (con il vecchio Vox Continental appartenuto a Brian Auger che fa sempre bella mostra di se). A questo una energica e potente base ritmica con un batterista che martella e fa spettacolo.

Su una lunga introduzione con sirene e luci tipo “contraerea” con una voce registrata che dice “Decibel” a cui si accompagna lo scandire del pubblico, si accendono le luci e sul palco troviamo al band che attacca subito potente. Rispetto alla prima data i sei musicisti sono in “divisa”: una camicia/giacca grigia con sul retro una grande scritta Decibel e sul davanti la sigla “Db” e le cifre del nome (E.R., S.C., F.M. + più quelle dei musicisti Paolo Zanetti, chitarre, Massimiliano Agati alla batteria e Lorenzo Poli al basso).

Meno cover

Se prima l’inizio era affidato ad una cover ora il ricorso ai brani altrui è limitato ad una potente versione di “Sweet Jane” di “reediana” memoria posta a metà concerto. Per il resto la scaletta include brani del repertorio dei Decibel (del passato e del presente) e qualche incursione in quello di Ruggeri solista ma con brani legati e “legabili” alla formazione. Ovviamente il tutto si chiude sulle note di Contessa (eseguita nei bis ed in camicia bianca e cravattino nero dopo il cambio d’abito). In questa ultima fase dei concerti anche Silvio Capecia da il suo contribuito vocale in una manciata di canzoni.

La band è cresciuta

Rispetto alla loro “ridiscesa” in campo dello scorso marzo la band è cresciuta, ha acquisito sicurezza ed ha mantenuto intatta la credibilità di allora, degli anni 80 e del ritorno. Si divertono a fare rock, si divertono come ragazzini dimostrando che il rock non ha età e che ancora oggi ha una sua validità e valenza. E’ vero però che in sala il pubblico era in larghissima maggioranza abbondantemente “over 50”, pubblico che non è forse più abituato a frequentare i concerti rock. Però per l’occasione hanno ritirato fuori una grinta in realtà mai completamente sopita. E l’accoglienza data alla band è stata delle migliori.

Il bello di tutto questo però è che il tempo pare essere annullato: il passato si ritrova nel presente ma senza quella sensazione di essere “reduce” o con il classico pensiero “ai bei tempi”. I Decibel rimettono in scena se stessi, lo fanno in un qui e in un ora di cui hanno piena coscienza e che sanno benissimo cavalcare.

Ed ora si torna in studio….


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