FOALS: Chitarre e ritmo da contagio. Recensione

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FOALS
19 Luglio 2017
Circolo Magnolia
Milano/Segrate

Voto: 7,5
Di Trambusti Luca

Ci sono band che pur con scarsa visibilità mediatica, senza il supporto di radio e televisione riescono ad arrivare (meritatamente in questo caso) ad un buon numero di persone; un numero tale da riempire lo spazio estivo del Magnolia, un’area circondata dai boschi dell’Idroscalo, il mare di Milano. Ma oltre ai numeri c’è anche l’affetto che il pubblico ha dimostrato nei confronti dei Foals, band di origine inglese, sulle scene dal ’08 e titolare di 4 dischi. Un ritmo discografico non certo frenetico a cui però si oppone una cospicua attività live. Ed in effetti ciò che la band propone ha proprio nella dimensione concertistica il suo naturale luogo espressivo.

Foals Live Milano

Introdotto da lampi di luce bianca ed esplosioni sonore il primo a salire sul palco è il chitarrista cantante Yannis Philippakis sulle cui note della chitarra elettrica arpeggiata entrano i restanti membri del gruppo (altra chitarra, tastiere, basso e batteria). Da lì si parte subito forte segnando così quella che sarà la strada del concerto.

Le sonorità della band le dettano le chitarre che sono scintillanti, leggere mai pesanti o massicce siamo (idealmente) più vicini al Jingle Jangle anni 60 che alle chitarrone dei 70, al servizio però di un moderno spirito indie rock. Pur nella loro semplicità il suono della band è curato, potente e preciso, indirizzato verso una cultura sonora e musicale moderna e fresca.

Foals Live Milano 2

Le tastiere sono un semplice contorno, un colore che resta in secondo piano rispetto alla preponderante presenza della chitarra, protagonista principale dell’economia sonora dei Foals. La base ritmica ha a sua volta un ruolo di primissimo piano, è degna coprotagonista della scena. Infatti i suoni delle chitarre si appoggiano su un incessante ritmo che a volte mette un piede nella dance (con una casa “dritta”) creando un inedito connubio dance rock. In alcuni momenti è impossibile trattenersi dal seguire ritmicamente con il corpo la musica che arriva dal palco. E’ inevitabile trovarsi quanto meno ad ondeggiare al ritmo della musica. Il tutto con una fluidità veramente accattivante. E’ sorprendente e lodevole il modo in cui la musica fluisce, in cui tutto scorre con grande semplicità ma allo stesso tempo creando una sintesi stilistica inattaccabile.

Tre sono i più immediati riferimenti: ai già citati rock e dance possiamo aggiungere la psichedelia. Lunghe digressioni musicali affidate alle chitarre (ed a – poche – volte ad un piano elettrico) introducono un elemento sognante, a sua volta fluido, che arriva diretto alla mente. E’ una psichedelia chitarristica, più alla Greateful Dead che alla Pink Floyd, sono lunghe cavalcate in cui chitarra e ritmo continuano ad avere la loro predominanza.

Foals Live Milano

In questi casi (ed in generale con la loro musica) i Foals ti portano in una dimensione diversa, mai rabbiosa o muscolare quanto onirica e ritmica. Sono i momenti migliori del concerto, quelli in cui la musica si libera da ogni peso e resta sospesa sopra gli spettatori che non ne vengono travolti ma accarezzati. Solo sul finale (incluso il primo bis) i suoni si fanno più forti, più rabbiosi ma sono solo alcuni episodi. Assente invece quella “leggera” anima pop che affiora nelle produzioni in studio. Va detto anche che il light show che accompagna il concerto è estremamente funzionale alla musica stessa. Un ottimo impianto luci sottolinea ed enfatizza i momenti musicali. Anche per loro vale quella che pare essere ormai una prerogativa: le luci sono prevalentemente alle spalle dei musicisti ed illuminano (e accecano) il pubblico con un grande dispendio di grossi fari (o complessi di fari). Evidentemente è un fattore di moda.

Oltre alle lodi ci sono anche alcuni piccoli nei. Il primo è quello della voce. Yannis Philippakis: è monocorde, canta sempre nello stesso modo non ha significative alterazioni o modulazioni. E’ il suo stile, è un limite ma allo stesso tempo è la sua prerogativa ed un tale stile vocale si adatta alla musica creando una stretta relazione. Tuttavia se ogni brano avesse una sua caratteristica vocale, una diversa sfumatura canora non si rischierebbe di cadere nel secondo problema. Ogni tanto (raramente in verità) le canzoni, sopratutto quelle più lente e quelle più strumentalmente lunghe, sono “sporcate” o meglio “ombreggiate” da un pizzico di ripetitività.

Foals Live Milano 4

Infine. E’ uno show in cui i Foals danno il meglio di se ma è anche uno spettacolo molto concentrato; la durata è infatti di circa un’ora e 20 minuti (dalle 22,30 alle 23,50). Per carità sono minuti molto intensi ma non si fa certo in tempo ad annoiarsi ma allo stesso tempo nemmeno ad esserne sazi. E’ anche vero che un concerto non si giudica “al kilo” o “al minuto” ma è anche vero che al pubblico va dato qualcosa altro in più, va “saziato” a dovere.

Al di là delle ombre di cui sopra quello dei Foals é un buon concerto con anche un ottimo riscontro da parte del pubblico.


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