STATUTO: forma e sostanza del Modernismo color granata. Recensione concerto

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STATUTO
Venerdì 11 Novembre 2016
BLOOM
Mezzago (MB)

Voto: 7.5
di Massimo Pirotta

Non servono nè stucchevoli orpelli nè particolari giri di parole per entrare subito in sintonia col pubblico. Ingresso sul palco repentino, l’intesa immediata tra oSKAr (voce), Alex Bumbe (chitarra), Rudy Ruzza (basso), Naska (batteria)  e i convenuti. Appeso, dietro loro, c’è il (no?!?!) logo della band. A ridosso delle transenne, sotto il palco, una platea di fedeli alla linea e all’ortodossia mod della band torinese. Ogni loro esibizione è da anni una chiamata. Mai stata un convenzionale Stand By bensì un anti-convenzionale Work In Progress. Come conseguenza il sempre pronti a tornare oppure l’inedito pronti a scoprire. Perchè c’è sempre il sentore che può essere un’occasione da non mancare. Il divertimento di certo non manca mai. Gli Statuto oltre ad essere rodati musicisti sono anche abili intrattenitori.

Sorprendenti nel loro valorizzare il contatto diretto con i fan. E’ un modo di fare che mette in risalto il loro modo di essere, di intendere l’individio, l’individuale, il collettivo e il social-politico. A cui va addizionato il percepire  che ogni spazio va sempre tirato a lucido. Ogni volta. E anche questo concerto è un rituale in movimento, in cui si intravede (senza esagerazioni) lo stretto vicinato con i mondi delle graphic-novel e dei piani sequenza di certe pellicole  di stampo (neo)neoralista. Liriche che sono spavalde guide di attivismi sonori. Ci si fa carico di macrostorie quanto di microstorie e, soprattutto non si tralasciano preziosi dettagli. Le canzoni possono essere sbalzi di vita quotidiana quanto indizi di ulteriori consolidamenti esistenziali e del (non) esistente.

Statuto Live

Nella Statuto-Story (a testimonianza, ci sono il volume autobiografico “Il migliore dei mondi possibili. Storie dei Mods e degli Statuto” e le pagine a loro dedicate da Antonio “Tony Face” Bacciocchi, prime-mover della scena mod italiana), c’è il taglio alla partenza in una simbolica piazza, che nel corso del tempo, è divenuta crocevia con lo sgambettare ska, le insegne power-pop e certe musiche che hanno il sapore del caffelatte. oSKAr, saltella e danza northern-soul, gli altri componenti della band rispondono all’appello come se fosse una doverosa parata in nome della generosità.

Va in scena il rapporto reticente ed inclusivo con la loro metropoli di provenienza. Fatta di luoghi, icone, priorità e dimenticanze. Orgoglio proletario (leggi: coscienza di classe), ribelli con stile, fede calcistica, curve domenicali, amori di classe, intrecci intergenerazionali, la Mole Antonelliana che colloquia “around the world” e “dirottata” in trasferta (magari, all’Habana o sulla Riviera ligure).

Statuto Live Scaletta

Quindi: “Facci un goal” osanna a Paolo Pulici, storico attaccante del Torino Football Club, “Catturami” deja-vu giovanilistico, prendimi, stringimi, cercami, portami via con te,  “Una città per cantare” la penna di Lucio Dalla, il cantato di Ron e che qui rimbalzata periferica e da rude boys, “Pugni chiusi” in combutta con  il rimbombo di un corteo romano, “Sole e mare” tormentone estivo ma con una Lambretta che si ferma e ti lascia in panne a Piacenza e, Oh My God, che caldo fa, “Un giorno di festa” sorbetto wah-wah, “Ghetto” ritmo serrato, smarrimento e rabbia working-class (senza soldi in tasca, a guardar col naso appoggiato le vetrine e che in una rock-club night diventa spirale visual-ballerina), “In fabbrica” presa in prestito dai Severini Brothers (The Gang) e abbigliata 2 Tone-Style (meglio un posto al sole che la catena e l’intermezzo corale se otto ore vi sembran poche…),  “Qui non c’è il mare” opplà Agnelli Family Sound Sistem e un accenno hip-hop. Inevitabili i bis: una muscolosa jam strumentale rhythm’n’soul, con pelli e tamburi in evidenza, “E’ già domenica” dedica pop-soul dal gusto agrodolce, “Piera” amore ska-motion,  il gran finale burlesco “Abbiamo vinto il Festival di Sanremo” che la platea trasforma in nuova semina (ci riproveranno nel 2017?). Perchè quello fu un passaggio di consegne con tanto di (pre) reunion con le varie componenti del movimento mod. Fu lo scalare i piani alti della “Hit-Parade”, gli Statuto popolari e catodici ma senza rinunciare ad una serie di live act a sostegno di alcune realtà operaie con i posti di lavoro a rischio. Medaglia, medaglia, sound on the road, la loro tessitura che è identitaria storia. Pulsante e viva più che mai.


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