SONS OF THE EAST: il convincente indi folk made in Australia Recensione concerto e scaletta live Milano
SONS OF THE EAST
Recensione concerto e scaletta live Milano
10 settembre 2025
Magazzini Generali
Milano
Recensione Luca Trambusti
Voto: 👏👏👏
È la quarta volta dal 2019 che gli australianiSONS OF THE EAST si esibiscono in Italia, e questa è l’occasione per presentare live il nuovo album “Sons” uscito lo scorso giugno. È il loro secondo LP, a cui si aggiungono tre EP e una manciata di singoli. Una breve discografia (il gruppo è nato nel 2011) che ha permesso loro però di raccogliere oltre 700 milioni di stream, 75 milioni di visualizzazioni su YouTube e più di 100.000 biglietti per concerti venduti, il tutto in maniera ostinatamente indipendente.

Sicuramente il valore e la qualità della musica non sempre coincidono e si possono misurare con gli streaming o le visualizzazioni, ci sono però delle occasioni in cui brillantezza e bontà musicale vanno di pari passo con gli aspetti commerciali. E quella del trio australiano passato per l’Italia è una di queste realtà.
Pur senza essere originalissimi i tre ragazzi di Sydney — Jack Rollins (voce, chitarra), Nic Johnston (voce, tastiere) e Dan Wallage (chitarra, banjo) — mettono una grande verve e forza nella loro musica e riescono a convincere, coinvolgere e infine conquistare il pubblico, con una proposta indie folk (molto folk) che ha una forte vocazione live.
Sicuramente nel nostro paese non sono delle star; eppure, il locale milanese che gli ha ospitati ha visto un pubblico non numeroso, ma assai partecipe con una platea che addirittura cantava a squarciagola molti dei brani della band, con quelli sotto il palco a saltare come dei forsennati. Alcuni brani (in particolare “ComeAway” e “California”) sono accolti da dei veri boati fin dalle prime note.
Con un suono brillante e dinamico, canzoni dall’andamento sostenuto, semplici, ma non banali ma piuttosto immediate, con una grande forza scenica i Sons of The East presentano un concerto fresco, accattivante a tratti travolgente.
Chitarre acustiche e banjo guidano il suono della band mentre il pianoforte e organo puntualizzano con i loro interventi e il duo basso/batteria guida la semplice ma efficace sezione ritmica. A loro poi si aggiunge un’armonica che riporta alla triade Dylan, Neil Young, Springsteen. Ed è proprio quest’ultimo, quando esalta la sua anima country, che spesso fa capolino. C’è qualcosa di suo in “Wish I Knewn”, che nel bridge rammenta “Promised Land”, così come altri interventi all’armonica.
Ma le canzoni vivono di una loro dinamica interna, con differenti scenari, accelerazioni con la band che spinge o momenti più intimi, acustici, mentre affiora qualche ballata (“Undone” con le sue armonizzazioni vocali) e tanti momenti corali (come nei due bis con “Hold on” con la sua vera bolgia sotto il palco), in cui per la capacità di coinvolgimento si sfiora il pop di alta qualità. Accattivante e fascinosa “You Might Think” con una intro tutta armonica, intensa e potente cantata da Jack in mezzo al pubblico.
C’è ovviamente lo spazio acustico in cui i tre si ritrovano stretti sul palco con il banjo a cantare due canzoni con la seconda, “Torn”, cover di un brano della band americana Ednaswap portato al (grande) successo da una giovane Natalie Imbruglia. La loro versione conquista il pubblico che accompagna con il canto.
I SOTE non sono solo un passaggio di acqua fresca, ma lasciano il segno, divertono ma in maniera “sana”, coinvolgente e facilmente fruibile.
Questa volta sono andati, ma ascoltate la loro musica e se li vedete tornare, non lasciateveli scappare. Altamente consigliati

Scaletta
Recognise
On My Way
Pour the Wine
Come Away
Hard to Tell
Rescue Me
Wish I Knew
Undone
You Might Think
Time Will Tell (Acoustic)
Torn (Acoustic)
California
What I Do
My Repair
Into the Sun
Hold On
Encore
Millionaire
Another Night
https://www.facebook.com/sonsoftheeastmusic
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