STEVE HACKETT il live perfetto Recensione concerto e scaletta Milano
STEVE HACKETT
Recensione concerto e scaletta live Milano
02 settembre 2025
Teatro Degli Arcimboldi
Milano
Recensione Luca Trambusti
Voto: 👏👏👏👏
STEVE HACKETT è praticamente di casa in Italia. Le sue tournée con cui sta ripercorrendo il proprio passato con i Genesis riproponendo live i dischi in cui appare il suo nome, passano regolarmente dal nostro paese.
In occasione dei 50 anni dall’uscita del concept album “The Lamb Lies Down On Broadway”, il testamento artistico di Gabriel con i Genesis, il chitarrista della band inglese riporta un estratto di quel complesso disco accompagnato da una manciata di canzoni del suo repertorio solista e altri estratti della formazione in cui ha militato dal 1971 (“Nursery Crime”) sino al tour del 1977 (quello di “Wind & Wuthering”).

Lo spettacolo che porta in scena è nettamente diviso in due sezioni: la prima dedicata al suo repertorio solista con brani estratti dai primi album (“Voyage Of Acolyte” del 1975 durante i Genesis e “Spectral Mornings” del 1979) sino all’ultimo lavoro “The Circus and the Nightwhale” dello scorso anno. A questa segue la sezione dedicata al repertorio Genesis.
La carriera da solista
È nella prima parte che Steve mette in scena tutta la sua abilità tecnica, le sue notevoli doti musicali. La chitarra è la protagonista assoluta della scena, supportata da una band di grandissimo livello che vede alle tastiere Roger King (Gary Moore, The Mute Gods); alla batteria, percussioni e voce Craig Blundell (Steven Wilson); al sax, flauto e percussioni Rob Townsend (Bill Bruford); al basso e chitarra Jonas Reingold (The Flower Kings) e alla voce Nad Sylvan (Agents of Mercy).
Il recinto in cui si muove la musica è quello molto ampio del progressive, i cui confini estremi arrivano a lambire quelli del jazz e della fusion (supportato anche dai tanti interventi del sax), mentre le tastiere portano un immaginario sinfonico e gotico. Sono lunghe cavalcate elettriche, dal forte spessore tecnico ma accompagnate da un suono caldo, emotivo e passionale.
Molti brani sono lunghi strumentali, altri sono cantati dallo stesso Hackett ed altri ancora da Nad Sylvan (che poi nella seconda parte coprirà il ruolo che fu di Peter Gabriel).
Colpiscono la fluidità di “These Passing Clouds”, la forza di “Circo Inferno”, la grandezza di “Every Day” (del 1979 ma che sa ancora tanto di Genesis), diverte il solo di basso (con accenno al tema de “Il padrino” di Morricone). Affascinano anche i brani provenienti dal suo ultimo album. I primo set (di una cinquantina di minuti) si chiude con l’enorme crescendo di “Shadow of the Hierophant” (dal primo album solista), coinvolgente e dal forte impatto emotivo. E siamo a livelli stratosferici.
Il passato
Venti minuti (purtroppo) di pausa per arrivare alla seconda parte del concerto, quella dedicata alla riproposizione di alcuni estratti da “The Lamb Lies Down On Broadway” (doppio album del 1974, l’ultimo con Peter Gabriel). “The Lamb..” è un capolavoro di prog rock (e forse della musica intera) ma resta per certi versi un album ostico all’ascolto, compatto, dove niente è concesso e superfluo ma tutto è funzionale alla storia (quella di Rael) raccontata nel disco.
Qui il ruolo di Steve Hackett cambia radicalmente: la sua chitarra si mette al servizio della canzone, del disco. Anche se Steve ha puntato sui brani di quell’LP in cui il suo strumento ha un ruolo di primo piano, la sei corde non è più la protagonista assoluta e la tecnica di Hackett si fa più sfumata, meno esplosiva rispetto al suo lavoro da solista con un suono e uno stile più morbidi, carezzevoli (inarrivabile la chitarra di “Carpet Crawlers”)
Durante questa parte torna in scene il “vecchio” Hackett, quello del periodo Genesis in cui era spesso seduto, piegato sulla chitarra, in un’assenza di protagonismo e di spettacolo che invece erano ad appannaggio dell’allora istrionico Peter Gabriel con le sue maschere e costumi. Il suo era un lavoro prezioso, di cesello ma mai di grande protagonismo.
Con 9 brani Hackett sintetizza e archivia la pratica di “The Lamb Lies Down On Broadway”, se lo cuce addosso riducendolo a una manciata di brani che sottraggono l’essenza dell’album stesso.
Si va indietro nel tempo

A questo punto si apre un’altra parentesi che riporta più indietro nel tempo, al 1972, con l’album “Foxtrot”: è il momento della rilettura (abbastanza fedele) della famosa “Supper’s Ready”, la suite di oltre venti minuti riproposte integralmente. Solo sul finale Hackett si riprende un lungo spazio musicale portando la sua chitarra unica protagonista, nello stile da solista.
Al termine arriva la prima standing ovation, la band esce di scena ma il pubblico non ci sta (ormai il rituale è il medesimo). Così Il chitarrista e soci tornano in scena e ci riportano al 1973 con “Selling England by the Pound” da cui propongono “Firth of Fifth” introdotta dal riconoscibilissimo arpeggio di pianoforte. Ancora una volta nel brano la chitarra è protagonista in un lungo evocativo, dilatato e inconfondibile assolo di chitarra, preceduto da uno di sax. Per gli amanti dei Genesis è allo stesso tempo delizia e sale sulle ferite….
La conclusione viene affidata, come da tradizione Genesis dal 1976 in avanti, alla lunga e strumentale “Los Endos”, qui intervallata da “Slogans”, che a un certo punto “sintetizza” i due brani “Dance on a Volcano” e “Squank”, entrambi provenienti da “A Trick Of The Tail” (1976, il primo lavoro senza Gabriel e con i Genesis ancora a giocare la partita nel campo del progressive).
Una lunghissima (e meritata) standing ovation
Al termine dell’ultima pazzesca nota di questo coinvolgente ed energico brano strumentale il pubblico degli Arcimboldi esplode in un boato, seguito da un’ulteriore standing ovation della durata di almeno 5 minuti. Tutti meritati.
Un concerto perfetto sotto ogni aspetto: artistico, musicale, di scaletta, tecnico (con un suono eccellente) e scenografico (con un impianto luci che disegna bellissime “scene”). Esperienza, abilità e sensibilità si concentrano tutte in questo chitarrista e (va riconosciuto) alla sua grande band.
PS: chi scrive queste parole è cresciuto nella sua stanzetta con pane e Genesis (intervallati da Led Zeppelin e Deep Purple e a seguire molti altri). Tuttavia queste parole esulano dall’aspetto emotivo, dal legame affettivo con certa musica, perché quello che mette in scena Hackett è un concerto di grande spessore, che, probabilmente, potrebbe affascinare anche le generazioni più giovani (quei ragazzi rock oriented), mettendo un ennesimo segnaposto nella storia della musica tutta.

Scaletta
Set 1: Solo songs
People of the Smoke
Circo Inferno
These Passing Clouds
The Devil’s Cathedral
Every Day
A Tower Struck Down
Bass Solo
Camino Royale
Shadow of the Hierophant
Set 2: Lamb Selection and more
The Lamb Lies Down on Broadway
Fly on a Windshield
Broadway Melody of 1974
Hairless Heart
Carpet Crawlers
The Chamber of 32 Doors
Lilywhite Lilith
The Lamia
it
Supper’s Ready
Encore:
Firth of Fifth
Los Endos / Slogans / Los Endos
Le sette date del tour italiano
2 settembre MILANO, Teatro Arcimboldi
3 settembre VICENZA, Piazza dei Signori
5 settembre MACERATA, Sferisterio
6 settembre ROMA, Cavea Auditorium Parco della Musica
7 settembre NAPOLI, Palapartenope
9 settembre PALERMO, Teatro Verdura
10 settembre AGRIGENTO, Palacongressi
https://www.facebook.com/stevehackettofficial
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