TANANAI: ultimo “Tango” a Roma (Recensione e scaletta)

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TANANAI
25 settembre 2023
Cavea Auditorium Parco della Musica Roma

Recensione di: Bianca Chiabrando
Voto: 9

L’abbiamo visto stonare vestito da pugile suonato con “Sesso Occasionale” e, appena un anno dopo, commuovere l’Ariston cantando “Tango” con lo smoking. La carriera di TANANAI ha spiccato il volo nel momento in cui ha stappato una bottiglia di spumante, urlando e ridendo, per festeggiare il suo ultimo posto a Sanremo 2022. Un’autoironia irresistibile che ha conquistato l’attenzione di tutti.

Da lì, Tananai ha imboccato un successo dopo l’altro. Destreggiandosi tra pop, indie, hit estive e pop rap, si è aggiudicato oltre 3 milioni ascoltatori mensili su Spotify, 14 dischi di platino e un disco d’oro. Dopo un tour dei palazzetti e oltre venti date estive, torna a calcare il palco romano per esibirsi alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica a Roma.

Piccola peste.

Il concerto di Tananai comincia ancora prima di iniziare. Il tanfo emanato dalle sigarette elettroniche impregna l’aria della cavea dell’Auditorium mentre il pubblico pullulante di adolescenti canta a cappella “Tango” e “Abissale”. In apertura sale sul palco SAMUSPINA, giovane producer che distrae il pubblico dall’attesa per una ventina di minuti.

Ma il vero acquazzone di applausi arriva quando fa la sua comparsa Tananai, sulle note di “Quelli come noi”, un pezzo tutto da ballare che scalda subito i fan.

Non viene difficile capire perché Alberto Cotta Ramusino abbia scelto, come nome d’arte, il soprannome affettuoso che gli dava il nonno quando era piccolo. Tananai significa “piccola peste”: e infatti, quando sale sul palco, Alberto ha la stessa luce negli occhi di un bambino che sta per combinarne una delle sue. La prima parte del concerto è tutta dedicata ai suoi pezzi più carichi: “Nera salsa di soia”, “Gli anni migliori” ed “Esagerata” si susseguono quasi senza pause. Tananai scalcia, urla, si diverte. Ogni tanto decide di salire verso le gallerie, di ergersi sulle transenne e di immergersi tra il pubblico. Qualche ragazzina cerca di rubargli il cappello, un’altra gli salta al collo facendolo barcollare. Ma è chiaro che Tananai si sta divertendo: neanche la security, che lo segue come un’ombra con aria preoccupata, lo può fermare.

Essere Alberto non è poi così male.

Ma Tananai non è tutto qui. Alle canzoni più impetuose e sregolate, si contrappongono pezzi carichi di malinconia. Con “Tre quarti”, Tananai cambia completamente rotta, trasformando le grida in un dolcissimo coro che lo accompagna. Ed ora che il pubblico è calmo, decide di fare un po’ di conversazione. Racconta la storia di “Calcutta”, un brano che racchiude al suo interno tutte le sue insicurezze e la sua paura di non essere mai abbastanza. “Se potessi scrivere un po’ meglio di come faccio/ Probabilmente sarei Calcutta. E se potessi giocare un po’ meglio col pallone, adesso/Probabilmente sarei Esteban Cambiasso.”

Tananai ride, intenerito dalle sue stesse parole, e aggiunge:

Guardandovi mi rendo conto che forse anche essere Alberto non poi è così male.”

Tananai e Alessandro Raina

Rave, Eclissi.

Il concerto di Tananai non manca di ospiti. A sorpresa, sale sul palco Alessandro Raina, cantautore a cui Tananai deve moltissimo. È infatti proprio con lui che ha scritto i due pezzi che ha portato a Sanremo e che l’hanno condotto al successo. Tananai accoglie Raina con grandissimo affetto, tenendolo stretto a sé per buona parte dell’esibizione. Insieme cantano una cover degli degli Amor Fou, “Vero”. La maggior parte del pubblico non conosce il pezzo, e ascolta, per una volta, senza cantare. Non appena Raina scende dal palco, Tananai attacca la tanto invocata “Sesso Occasionale”, da lui definito “il pezzo del mio Sanremo bello”. Il pubblico è in visibilio e il rischio di squarciarsi i timpani è alto: l’entusiasmo è tanto e Tananai lo sa.

Dopo un breve momento di oscurità, appare in mezzo al palco un pianoforte. È il momento di “Rave, Eclissi”, brano che dà il titolo all’ultimo album e che racconta la dualità del cantante, energico e malinconico. Sono rave canzoni come la dadaista “Pasta” e l’arrabbiatissima “Maleducazione”; rivelano il passato Tananai, che, prima di darsi al pop faceva musica elettronica sotto il nome di Not for Us. Solo dal 2019, con l’EP “Piccoli Boati”, nasce il Tananai che conosciamo oggi. “Giugno”, eseguita sempre al pianoforte, è tratta proprio da lì ed è assolutamente parte del lato eclissi. Tananai canta la sua infelicità con la voce impastata, mentre le torce dei telefoni compongono coreografie luminose nel buio della sera.

Nel frigo nemmeno un’Ichnusa.

Nelle sue canzoni Tananai dice spesso di soffrire d’insonnia, ed effettivamente ne sono testimoni le sue inconfondibili occhiaie. Viene spontaneo chiedersi, allora, dove il 28enne milanese trovi la forza per diventare un tornado durante i suoi concerti. Durante “Baby Goddamn” è talmente euforico che chiede alla band di aggiungere diversi ritornelli. Quando, a malincuore, decide di porre fine alla canzone, non ha più voce nemmeno per ringraziare il pubblico. Chiede un bicchiere col Polase, ne beve due sorsi, ed è come nuovo.

Gli ospiti non sono finiti: con grande gioia del pubblico arriva la cantante romana Ariete, con cui Tananai ha inciso il pezzo “Campo Minato”. I due confessano di non aver mai cantato insieme: hanno registrato il pezzo separatamente e quella a Roma è la loro prima vera performance simultanea. Eppure nessuno l’avrebbe detto: i due armonizzano e si scambiano diverse occhiate complici.

È poi il turno di “Ichnusa”, un brano che lascia un velo di tristezza sul volto di Tananai, che se ne accorge e si scusa. Spiega che probabilmente questa era l’ultima esecuzione pubblica di questa canzone. I cantautori scrivono tanti pezzi, e non tutti possono sempre essere fatti in concerto. Alcuni si perdono per strada, e forse proprio questo è il destino di “Ichnusa”, tra i brani meno conosciuti del suo repertorio. Tananai non scaccia la nostalgia ma la incanala in una commovente esecuzione di “Abissale”, brano talmente ascoltato da lasciare immaginare che rimarrà in scaletta ancora per tanto tempo.

Ultimo “Tango” a Roma.

Non poteva che essere la celebre “Tango”, la storia d’amore di un soldato ucraino separato dalla moglie, a chiudere il concerto. E questo di Roma è l’ultimo tango di Tananai, almeno per un po’.

Oltre ad essere la data conclusiva del suo tour estivo, il concerto all’Auditorium sancisce per Tananai un periodo di pausa dai concerti. Dopo due anni di lavoro incessante, tra nuovi pezzi e concerti in tutta Italia, il cantante ha deciso di “eclissarsi” per potersi dedicare a scrivere e registrare nuova musica. Riempie di abbracci la sua band, che lo ha sapientemente spalleggiato durante tutto il tour. Senza smettere di sorridere, saluta il pubblico e scompare dietro le quinte.

Sfacciato e inguaribile romantico.

La musica di Tananai è capace di catapultarti in una serata disco e, subito dopo, spezzarti il cuore con una storia d’amore strappalacrime. La sua sincerità disarmante parla senza mezzi termini al pubblico. Strafottente ma sofferente, sfacciato ma inguaribile romantico. Sa essere insolente e a tratti arrogante, ma questo non gli impedisce di farci vedere quanto si sente fragile e smarrito quando si parla d’amore. Tananai ama raccontare quella che potrebbe apparire come incoerenza, ma è solo autenticità.

Tananai

SCALETTA

Quelli come noi
Nera salsa di soia
Gli anni migliori
Esagerata
Piccola Gabber
Tre quarti
Volersi male
Calcutta
Maleducazione
Vero (cover Amour Fou) — con Alessandro Raina
Sesso occasionale
Rave, eclissi
Giugno
Pasta
Baby Goddamn
10K scale
Campo minato — con Ariete
Ichnusa
Abissale
Serie A
Fottimi
Paglie
Tango

https://www.facebook.com/tananaimusica

* Bianca Chiabrando, scrittrice. Nel 2015 ha vinto la 60° edizione del Premio Bancarellino


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