EDOARDO BENNATO: da solo sul palco in un momento turbolento. Un documento storico (Recensione CD)

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EDOARDO BENNATO
LA TORRE DI BABELE
Sony Music Legacy Recordings
Ristampa con 16 brani live

Recensione di Luca Trambusti
Voto 7,5

Edoardo Bennato
« 2 di 6 »

Nel 1976, 45 anni fa, Edoardo Bennato pubblicava il suo quarto album in studio dal titolo “La Torre di Babele”. Il disco esce in un periodo storico importante e difficile per la situazione sociale e musicale italiana (soprattutto nei momenti live).

“La Torre di Babele” è uno degli album del cantautore napoletano più significativi anche se ancora non completamente a fuoco. È un album di evoluzione che precede “Burattino Senza Fili” e che ricordiamo sin dalla copertina, disegnata dallo stesso Bennato. Nelle 10 tracce trovano spazio molteplici temi, sociali, politici e anche personali (sul ruolo del cantautore).

Dice Edoardo Bennato: “Con La torre di Babele volevo provare a spiegare il senso biblico di un’umanità cieca nella sua rincorsa alle armi, tale da arrivare a sfidare la divinità stessa in un’escalation incontrollata e incontrollabile. Gli uomini arrivarono a concepire di costruire una torre talmente alta da arrivare al cielo e a Dio”.

Per ricordare la sua pubblicazione da Venerdì 8 ottobre 2021 sarà disponibile una ristampa, che per la prima volta, propone la rimasterizzazione dei nastri originali e un secondo disco con ben 16 tracce dal vivo.

Se il disco in studio riconferma i temi e l’approccio molto politicizzato, figlio di quegli anni, seppur filtrato attraverso l’anticonformismo bennatiano, le tracce registrate nei concerti aggiungono un valore storico che investe la sfera del mondo live.

Siamo alla vigilia degli anni di piombo, in un’epoca di contestazione giovanile, figlia del ’68 ma più rabbiosa, rigida e iconoclasta (e poi più violenta). Tutto questo impatta sulla musica soprattutto (ma non solo) live dove i concerti erano segnati da interruzioni, “processi” pubblici (a volte sommari) agli artisti (in particolar modo ai cantautori), rei di essere considerati espressione della borghesia, di essere a loro volta dei “ricchi”, dimenticare così il mondo del “proletariato” e che, secondo i contestatori, non ponevano troppo l’accento sulla politica ma piuttosto sul “privato”. Tutti questi sono temi e termini figli di un impatto ideologico nei confronti dell’arte e che oggi paiono un approccio “marziano” ma che in quella fine di decennio erano il quotidiano. Eppure questo disco, e un po’ tutta la musica di Bennato, aveva contenuti e temi condivisibili dal mondo della protesta.

Oltre ai processi “politici” sul palco, fatti interrompendo il concerto, un altro degli aspetti (derivati) era l’idea che la musica dovesse essere gratis, per il “popolo”. Ecco allora apparire gli “autoriduttori”, gli accessi gratuiti ai concerti e la richiesta agli artisti di esibirsi senza compenso a favore delle differenti cause politiche supportate da eventi live.

Anche Bennato come molti altri suoi colleghi non sfuggì a tale meccanismo. Una parte di questo disco live, che si aggiunge alla ristampa, fotografa proprio questo aspetto. Sono due registrazioni consecutive effettuate all’università di Palermo l’11 marzo 1977 durante un concerto organizzato dal “movimento” e che vede Bennato (che esegue o tenta di eseguire “In fila Per Tre” e “Cantautore”) essere nel doppio ruolo di contestato e contestatore verso la società, ma anche verso la minoranza dei “riduttori”. I suoni, le voci, le parole sono documento fedele di cosa significassero i concerti all’epoca. Una testimonianza diretta, reale e cruda e per certi versi drammatica, che ritroviamo anche nel concerto di Pesaro pochi mesi dopo sempre nel 1977.

Ma oltre alla contestazione c’è la musica con le canzoni di Bennato eseguite in un “normale” contesto live. Sono versioni per lo più acustiche realizzate tra il ’76 e l’81 concentrandosi maggiormente sul ’77. Sul palco spesso Bennato è da solo con la sua acustica, l’armonica, il kazoo ed il tamburello, a volte lo accompagna il percussionista napoletano Tony Esposito o la chitarra del compianto (grande) bluesman Roberto Ciotti e in un’occasione (1981) anche la band.

In queste registrazioni live c’è l’essenza dei brani (alcuni replicati, estratti da diversi concerti) che arrivano da “La Torre Di Babele” ad eccezione di “Tutti In Fila Per Tre” (da “I Buoni e Cattivi” 1974) e una cover di “Deportee” dal repertorio di Woody Guthrie (sullo sfruttamento dei lavoratori, un brano del 1948 ma, purtroppo, senza tempo).

Questa ristampa de “La Torre di Babele” ha dunque almeno tre chiavi di lettura: quella artistica, quella socio/politica e quella storica.

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