FEDERICO SIRIANNI: il comparto cultura-spettacolo come capro espiatorio

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FEDERICO SIRIANNI
UN ARTISTA AL TEMPO DEL CORONA VIRUS

Le sofferenze “virali” del mondo dello spettacolo

Le recenti disposizioni in merito alla lotta contro il COV-19 (Corona Virus) hanno azzerato fino (almeno) al 3 Aprile la possibilità di assistere ad un concerto, di qualunque dimensione ed artista esso sia. Di conseguenza i musicisti non possono lavorare.

Il settore dello spettacolo, intendiamoci, non è certo l’unico a subire delle ripercussioni economiche e lavorative in questo momento di grande emergenza. Ci troviamo di fronte ad un nuovo tipo di situazione ed occorre trovare dei rimedi. Quanto sta accedendo mette in crisi le strutture sanitarie e provoca gravi danni economici a differenti settori, sia produttivi che di servizi.

Entrando nello specifico del settore spettacoli, ricordiamo che questo comparto in moltissimi casi vive di precarietà, di difficoltà economiche. E’ un settore dove spesso lavoro e passione si mischiano portando con se una sorta di sfruttamento nei confronti degli artisti. Molti protagonisti hanno una capacità “economica” ridotta e quindi già in condizioni normali si trovano in sofferenza.

Ora in queste eccezionali condizioni di contrazione degli spettacoli la situazione diventa ancora più drammatica. Gli artisti soffrono, ma con loro tutta la “filiera” dello spettacolo: tecnici di diverso tipo, locali, organizzatori e ogni entità lavorativa coinvolta nella produzione e gestione di un live. Molto spesso si tratta di lavoratori senza “paracadute” sociale, liberi professionisti che soffrono sulla propria pelle le accentuate difficoltà economiche.

I lavoratori dello spettacolo soffrono

Certo, i lavoratori dello spettacolo sono una parte del grande mondo produttivo. Non sono assolutamente i soli a vivere questo disagio (che speriamo il più breve possibile). Nello scrivere siamo consci che purtroppo la situazione è quella che è, che la sua gestione non è certo facile. In questo contesto, nella massima solidarietà e rispetto di “classe” e sociale, ci occupiamo di spettacoli ed in particolare della musica ed allora vogliamo porre l’accento su quello che meglio consociamo e “gestiamo”.

In quest’ottica diamo, con grande piacere, spazio alle riflessioni di FEDERICO SIRIANNI che racconta come sia vissuto questo momento da un artista (bravo) che già quotidianamente si trova a fare i conti con il suo lavoro e le relative problematiche.

Ecco le sue parole (scritte)

Il mestiere dell’artista, quando non è mainstream e, dunque, nella maggior parte dei casi, è un mestiere complicato. Molto bello e molto complicato. Ci conquistiamo la sopravvivenza giorno per giorno, inventandoci modalità sempre nuove e diverse per proporre il nostro lavoro. E mi piacerebbe che fosse chiaro il concetto di “lavoro”. Quello che il pubblico vede al momento dell’esibizione e tutta quella mole gigantesca che sta dietro e prima dell’esibizione. Ci piace molto questo mestiere, se abbiamo un certo riscontro il nostro ego ne è gratificato, siamo fortunati perchè campiamo con ciò che amiamo di più fare. Con tutte le controindicazioni. Perchè, soprattutto in Italia, fare l’artista non pare ancora essere considerato un mestiere a meno che, come detto all’inizio, non si sia mainstream.

Eppure lo è: perchè scrivendo canzoni e portandole in giro come un commesso viaggiatori, ci campo io e mantengo anche una figlia. Ma, a differenza dei lavori “normali”, non esiste nulla che assomigli a un ammortizzatore sociale, a una mutua o a qualcosa del genere. Siamo fortunati, come detto, ma dobbiamo esserlo molto e sempre in buona salute, perchè se ci prende un’influenza (a quella dell’emergenza contemporanea ci arrivo, ma anche una normale influenza) l’esibizione salta e, di conseguenza, il nostro guadagno. Ma non ci lamentiamo.

Siamo fortunati e continuiamo indefessi (e anche un po’ fessi) a muoverci più per passione che per denaro. Poi accade l’imprevisto: il contagio. Come in un romanzo dell’Ottocento o in una serie tv ambientata in un futuro distopico. Comunicazioni isteriche, psicosi di massa, ordinanze schizofreniche. A un certo punto – dicono – fermate tutto. Benissimo, sono d’accordo. Quarantena totale. Fermiamo il virus. E no. Fermiamo tutti gli eventi culturali pubblici e privati, chiudiamo scuole, musei e biblioteche.

Ieri a Torino ho preso il tram 4, affollatissimo; la sera ho cenato in un locale strapieno di gente dove però hanno impedito lo svolgimento di concerti. Mi viene da pensare che il comparto cultura-spettacolo sia il capro espiatorio di qualcosa che non si ha probabilmente la capacità o la fermezza di gestire. Non possiamo fermare tutto, dicono. Fermiamo la cultura. E’ l’Italia, bellezza.

FEDERICO SIRIANNI:

è un cantautore nato a Genova ma da tempo residente a Torino. Ha iniziato la carriera suonando in alcuni gruppi parallelamente alla sua attività di cantautore. Ha anche scritto spettacoli di teatro canzone e ha cinque dischi a suo nome all’attivo (il primo del 2002). In carriera ha vinto e partecipato a numerosi premi musicali (tra cui il Tenco nel 93 come miglior esordiente).
https://www.facebook.com/pages/category/Musician-Band/Federico-Sirianni-167266509967242/


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