GORAN BREGOVIC: l’incantevole concerto degli opposti e della pace. Recensione

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GORAN BREGOVIC Live Milano
THREE LETTERS FROM SARAJEVO TOUR
13 Aprile 2019
Teatro Degli Arcimboldi
Milano

Voto: 8,0
Di Luca Trambusti

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GORAN BREGOVIC Live Milano

Spessissimo il musicista bosniaco si esibisce in Italia con la sua orchestra per funerali e matrimoni ed ogni volta è una sorpresa ed un incanto. Anche in questo giro primaverile Bregovic non tradisce né smentisce le attese ed il livello del concerto. Nella sua tappa milanese questa big band (in diciannove sul palco incluso il protagonista) è arrivata al Teatro Arcimboldi, che presentava qualche buco nella platea bassa, più pieno invece nelle parti superiori della struttura.

Three Letters From Sarajevo

Il tour prende le mosse dall’ultimo album di Bregovic, dall’omonimo titolo “Three Letters From Sarajevo” dove le tre lettere sono struggenti “preghiere” delle tre religioni monoteiste; cristiana, musulmana e ebrea che si uniscono in una pacifica convivenza. Lo spettacolo è sostanzialmente diviso in due parti. La prima ha un andamento “altalenante”, con una quasi rigorosa alternanza tra lento e veloce. La seconda parte è molto più coinvolgente, di pancia, ritmica.

Una festosa large band

Lo spettacolo inizia con gli ottoni (5) che fanno la loro entrata in scena tra il pubblico prima di salire sul palco, che subito dopo viene “invaso” anche dagli archi (4), due vocalist femminili in abiti tipici ed un coro di 6 uomini. Alla fine, arriva lui, il protagonista rigorosamente di bianco vestito, accolto dall’entusiasmo del pubblico.

Tra intensità e fisicità

La prima parte del concerto si diceva vive di momenti di grande intensità e di altri più fisici, che permettono di ballare. Atmosfere liriche (grazie ad un intenso uso del coro) si affiancano a swing e ritmiche balcaniche. In questa sezione sono più i momenti intensi a colpire, a regalare atmosfere bellissime, di grande emotività. E’ un momento di gioie e dolori, due estremi che si uniscono. Arrivano le grandi composizioni dalle strutture complesse e composite che si dilatano (rispetto al disco) lasciando grandi spazi musicali. I violini in queste occasioni sanno essere dolenti o gioiosi anche all’interno della stessa composizione.

Tra incanto e commozione

E’ il momento dell’incanto che sfiora la commozione. E’ proprio in questa parte che gli archi (3 violini ed una viola) si rincorrono, si amalgamano, scambiandosi i ruoli. E’ il momento in cui forte esplodono i contrasti, il momento in cui però le differenze si annullano, le varie anime della musica di Bregovic convivono, come direbbero McCartney/Wonder “Live together in perfect harmony, Side by side….”.

Tanti strappi

Il limite, anche se tale non è, di questa fase è che il concerto non decolla mai in una direzione o nell’altra, resta in equilibrio. Sembra sempre che si stia andando verso la parte ritmica (in realtà la più attesa dal pubblico), invece ogni volta arriva una frenata che in “testa-coda” ci porta in territori emotivamente forti, struggenti, intensi con musiche quasi da quartetto da camera. Sul finire arrivano una maestosa “Ederlezi” ed una drammatica “In The Death Car” in cui Bregovic si trasforma nel Tom Waits dei Balcani. E’ l’anima più “poetica”, drammatica. E’ il momento della “testa” e del cuore, è il momento in cui il concerto resta in un territorio “concettuale”.

Goran Bregovic - Live Milano
Si balla….

Dopo un velocissimo abbandono del palco inizia la seconda parte, quella più “dance”, più istintiva, di “pancia”, gioiosa. E’ il momento in cui la classica musica balcanica popolare diventa protagonista. A quel punto gli Arcimboldi si trasformano in una compassata dancehall e le parti esterne della platea si riempiono di alcune persone danzanti e festose. E’ il Bregovic più popolare, ma è anche la conferma che la “Funeral & Wedding Orchestra” (ancora il “dualismo” gioia e dolore che torna) che lo accompagna è composta da grandi musicisti.

Bella Ciao e Kalashnikov

Immancabili le versioni di “Bella Ciao”, partecipata e cantata da tutto il teatro e l’esplosiva finale classica “Kalashnikov” in cui il musicista coinvolge il pubblico ma soprattutto è il momento liberatorio, quello in cui TUTTO il teatro abbandona ogni remora e freno per lasciarsi travolgere dalla musica festosa (anche se poi il testo come spiega Bregovic racconta della passione per le armi del suo popolo) ballando scatenata sulle note di quella che è la hit del bosniaco. Quando tutto sembra finito il protagonista invita il pubblico a sedersi nuovamente e porta tutti alla fine del concerto con un lungo brano dal coinvolgente crescendo.

Si finisce con il pubblico prossimo al delirio. Tra applausi interminabili Bregovic ringrazia conferma la sua passione per il pubblico italiano e lungamente acclamato lascia il palco ed il pubblico visibilmente soddisfatto, incantato, affascinato ed anche divertito.

Gli opposti musicali si uniscono

Un grande concerto in cui gli opposti musicali si uniscono. L’istintività ritmica trova spazio nell’intensità emotiva, il tutto senza stridere o apparire slegato. Va in scena uno spettacolo completo, pieno, forte e divertente, gioia e dolore, confermando così la grandezza e l’abilità di Bregovic che mette anche in evidenza la comune radice della musica popolare del mondo.

GORAN BREGOVIC Live Milano


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