FAST ANIMALS AND SLOW KIDS: Hanno il fuoco dentro. Recensione
FAST ANIMALS AND SLOW KIDS recensione
Forse non è la felicità tour
21 Aprile 2017
Palapesca
Sommacampagna (Vr)
Voto: 8
Di Francesco Bommartini
FAST ANIMALS AND SLOW KIDS recensione
Hanno il fuoco dentro, i Fast Animals and Slow Kids. E’ questa, banalmente, la grande forza che ne permea le gesta. Anche dal palco del Palapesca di Sommacampagna, grazie al Malkovich che ha organizzato l’evento, i Fask hanno dimostrato la loro quadratezza. Aimone Romizi ha la capacità, più unica che rara, di aizzare i presenti (circa 300), inframmezzando i brani con frasi ad hoc che, e questa è la vera notizia, suonano sempre spontanee. Un aspetto fondamentale per un gruppo rock, a mio avviso. Perché è una musica, quella che propongono, che ha bisogno di molta energia emotiva per reggere. Una forza che il gruppo infonde e che il pubblico veronese sa raccogliere, con una buona metà dei presenti sempre in movimento, tra pogo e wall of death. Quest’ultimo è un tipo di mosh in voga nei concerti hardcore, con il pubblico che si divide in due tronconi per scontrarsi poi in massa.
Il rock permea l’esibizione
Tante le canzoni suonate, presentate con enfasi. Tutte portano in dote un’epica strumentale che Romizi è in grado di sublimare con la sua vocalità piena di passione, declamatoria. Non si nota, sul palco, la sua “insicurezza, che mi lega ai palchi da quasi 13 anni”, come canta in “Calci in faccia”. Il rock permea l’esibizione, che scorre piacevole, direttamente proporzionale all’amalgama che lega il quartetto, divenuto quintetto per questo tour. Strumentalmente non si notano insicurezze. Nessun salto netto percepibile tra gli ultimi due lavori e già più marcato con “Hybris”, l’album che li ha fatti emergere. Da questo è stato estratta “Troia”. Molto saccheggiato “Alaska” con “Il mare davanti”, la corale “Come reagire al presente”, l’acclamata “Coperta” e la ballata “Il vincente”, con il piano in evidenza. “Annabelle”, conosciuta come la canzone del cane, non è certo l’unico estratto dall’ultimo “Forse non è la felicità”, da cui sono state suonate anche “Montana”, “Tenera età” ed altre.
Le Capre a Sonagli in apertura
Poco convincente l’apertura de Le Capre a Sonagli. I suoni sicuramente non ne hanno aiutato l’esibizione, ma anche la loro proposta caotica non ha colpito. L’impressione è che ci fossero troppi strumenti sul palco, troppi tentativi poco riusciti di differenziarsi “dagli altri”. Il loro rock frammisto al folk più caciarone e completato con ukulele e qualche altro strumento non ha lasciato segni nella maggior parte dei presenti. Magari, rivisti in altro contesto, potranno colpire maggiormente?