OMAR PEDRINI: “Viaggio senza vento” a Lucca diventa un live con ospiti e un fumetto INTERVISTA
OMAR PEDRINI
“Viaggio senza vento – Live a Lucca”
Un concerto con ospiti e un fumetto che racconta il concept del disco del 1993
Intervista di Marco Rumori
La scena rock italiana del 1993 fu illuminata da un disco destinato a fare storia. “Viaggiosenzavento” dei Timoria fu il primo lavoro di indie rock italiano a conquistare il disco d’oro, aprendo le porte a quello che sarebbe stato il decennio d’oro del rock tricolore.
Nei Timoria, in quel quarto lavoro, c’era ancora il tandem Francesco Renga e OmarPedrini; insieme a loro militavano CarloAlberto “Illorca” Pellegrini al basso, EnricoGhedi alle tastiere e DiegoGaleri alla batteria, una formazione potente che ha segnato la storia della band.
Il concept album e l’eredità dei Timoria
Insieme hanno realizzato un album complesso, fondamentale e affascinante: un concept album che ruota attorno alla storia del protagonista Joe.
Sono passati gli anni e molte vicissitudini personali: i Timoria non esistono più, ma Omar Pedrini, oltre alla sua carriera solista, continua a custodire e valorizzare l’eredità della band.
“Viaggio senza vento – Live a Lucca”
Tra i progetti in quest’ottica c’è il nuovo album, disponibile dal 31 ottobre, intitolato “Viaggio senza vento – Live a Lucca”. Si tratta delle registrazioni di un live dalla genesi particolare che contiene 8 delle 21 tracce del lavoro originario, reinterpretate in chiave rock durante il Lucca Comics & Games 2024.
ASCOLTA QUI IL DISCO IN STREAMING

Lo scorso ottobre, in un’occasione speciale sul palco della manifestazione toscana, alla Omar Pedrini Band — composta da Omar Pedrini (voce e chitarre), Carlo “Octopus” Poddighe (tastiere, chitarre e voce), Davide Apollo (voce), Simone Zoni (chitarre e cori), Mirco Pantano (basso e cori) e Stefano Malchiodi (batteria) — si sono uniti diversi ospiti per rileggere le canzoni di “Viaggio senza vento” con la seguente tracklist:
Senza Vento feat. Cristina Scabbia
Sangue Impazzito feat. Enrico Zapparoli
Lasciami In Down feat. Frankie hi-nrg mc
Lombardia feat. Francesco “Fry” Moneti
Verso Oriente feat. Francesco “Fry” Moneti e Filippo Graziani
Il Mercante Dei Sogni feat. Cristiano Godano e Damiano Joli
La Città Del Sole feat. Andrea Rock
Sole Spento (bonus track)
Il disco verrà presentato con un altro live a Milano il 18 novembre ai Magazzini Generali, sempre in compagnia di ospiti.
Di tutto questo, del disco ”Viaggio senza vento” della sua genesi e di altro ne abbiamo parlato con OMAR PEDRINIin una lunga intervista.
L’intervista
Com’è nata l’idea del live a Lucca Comics dello scorso anno?
Abbiamo organizzato un concerto per annunciare l’uscita del fumetto Viaggio Senza Vento, un’idea nata da me e dal fumettista Andrea Manfredini: avevamo infatti collaborato a un libro sui Timoria in cui lui — grande appassionato della band — aveva realizzato le illustrazioni.
Da Viaggio Senza Vento sono nati numerosi spin-off: una versione teatrale e, durante il COVID, tutte le band liguri — in particolare quelle genovesi — hanno inciso per beneficenza ciascuna una canzone. Penso che manchi solo il film, un po’ alla Tommy.
Mancava però il fumetto: parlando con Manfredini venni a sapere che conosceva Andrea Guglielmino, uno dei più talentuosi autori di fumetti italiani e anch’egli appassionato dei Timoria. Ci siamo quindi imbarcati in questa avventura che è durata quasi un anno. In concomitanza con l’annuncio del fumetto nacque anche l’idea di organizzare un concerto; a mia insaputa il produttore Carlo Poddighe decise di registrarlo, anche perché era l’ultimo concerto della Omar Pedrini Band.
A causa dei miei problemi cardiaci il medico mi aveva vietato i concerti rock, permettendomi soltanto esibizioni di natura teatrale, così per l’occasione abbiamo chiamato degli amici a interpretare alcune canzoni dell’album. Con questo pacchetto — fumetto e live — Universal ha realizzato un’edizione speciale di Viaggio Senza Vento, pubblicata a un anno dalle registrazioni.ù
Gli ospiti
Come sono arrivati questi ospiti del live di Lucca e come sono stati selezionati i brani presenti nel live?
Casualmente, tutti gli ospiti che ho scelto e che hanno dato la disponibilità mi hanno detto di apprezzare e amare quel disco; così ho chiesto a ciascuno quale canzone si sentisse di cantare, anche se alcune scelte sono state quasi obbligate. «Verso oriente» è stata fatta da Filippo Graziani: essendo già un duetto con Finardi, è stato abbastanza naturale, e io ho interpretato la parte di Eugenio.
Frankie hi-nrg si è rivelato perfetto per la parte rap, che avevamo già immaginato in una fusione con il rock; Illorca, il nostro bassista, ha cantato proprio le parti rap. Tutti gli altri hanno scelto il loro brano preferito, a cominciare dalla mia amica Cristina Scabbia, che si è aggiudicata la pepita d’oro con «Senza vento».
Mi stupisce la presenza di Enrico Zapparoli, il chitarrista dei Modà..
Lo conosco bene: è un amico e un grande chitarrista. Ha scelto «Sangue impazzito», ormai diventato un classico del rock italiano, dove tira fuori i garretti del puledro di razza. Credo che Enrico vada valorizzato come chitarrista: è un musicista straordinario e con i Modà non sempre gli vengono concessi spazi chitarristici importanti per mettersi in mostra. Qui dimostra classe e un tocco personale, e tutti mi chiedono: «Ma chi è questo? Un americano?» Con questa canzone cerco di fargli un po’ di giustizia.
E il concept?
Una selezione di otto brani può riportare il concept che aveva quell’album?
No, assolutamente no. Questo progetto è diverso: esce insieme al fumetto e diventerà piuttosto una curiosità, con la speranza che, grazie alla partecipazione dei vari ospiti, un pubblico più ampio possa scoprire il disco originale dei Timoria. D’altronde avevamo già pubblicato un disco dal vivo sei anni fa per il 25° anniversario, quindi non mi sembrava corretto ripetere la stessa cosa. Non è un album pensato per le classifiche, ma una chicca per chi ama i Timoria e il rock di quel decennio, cui appartengono molti degli ospiti di questa versione live.

Cos’è stato quel disco?
È una storia di formazione giovanile che conserva ancora tutta la sua attualità e continua a vendere copie, non solo perché fu il primo disco d’oro del rock alternativo italiano, ma soprattutto perché diede forza e convinzione a un movimento straordinario degli anni Novanta, che fino ad allora non si pensava potesse diventare così importante. “Viaggio senza vento” è un concept album: la vicenda di un giovane disadattato, Joe, in cerca di riscatto, raccontata in 21 brani che rappresentarono un vero e proprio punto di svolta per la musica italiana.
Da quel momento le case discografiche cominciarono a credere nel rock alternativo italiano che si faceva adulto; c’erano già molti gruppi, ma noi iniziammo anche a cantare in italiano. Credo che quel disco abbia dato coraggio all’intero movimento: da metà anni Novanta fino alla prima metà degli anni Duemila si sviluppò un decennio di grande rock italiano. Anche noi abbiamo avuto la nostra bella scuola, paragonabile — senza offendere nessuno — a ciò che era successo negli anni Settanta con il prog rock.
Si può dire che questo disco in qualche modo fa nascere anche il rock d’autore?
Lo scorso week end ero al Premio Tenco, invitato per la prima volta, e anche loro nella presentazione mi hanno attribuito questa cosa, il passaggio dal rock al rock d’autore. Se me lo viene detto da più parti non mi metto certo a contestarlo e me lo porto a casa.
Ma chi è Joe?
Tu definisci Joe, il protagonista del disco, un disadattato. Ma chi è Joe?
Joe, in qualche modo, è il mio alter ego. È la storia di un ventenne in crisi e credo sia per questo che il disco è rimasto, in qualche modo, di culto: lo sarà finché ci saranno ventenni in crisi. È un po’ il mio romanzo di formazione, il mio “Tommy”, il mio “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”.
Joe è “figlio” della crisi esplosa con lo scoppio della bolla degli anni Ottanta, una crisi che ha mietuto molte vittime e che ha riportato in auge la droga pesante, l’eroina. Joe, appunto, era un “Omar” ed era bollato con una parola orribile — “un perdente” — caduto nella droga e nella disperazione. Però, a un certo punto, dopo “Sangue impazzito”, decide di riscattarsi e intraprende un lunghissimo percorso: il viaggio in India, un tema caro agli hippie degli anni Settanta, dove si ricostruisce e, con la chiusura di “Il guerriero”, diventa un vincente.
Anche nella mia storia personale c’è il viaggio: una sosta in una comunità hippie indù dove è nato tutto questo e dove mi sono liberato dai miei fantasmi, perché stavo per diventare padre di Pablo, il mio primo figlio, nato nel settembre del ’93. Quello shock dell’attesa mi diede l’impulso per stare meglio, anche attraverso l’ashram spirituale.
Il viaggio oggi
Dal punto di vista concettuale disco come questo potrebbe esserci anche oggi, anche perché ancora i ventenni sono in crisi, ma dal punto di vista discografico “Viaggio Senza Vento” potrebbe nascere ancora?
Credo proprio di no. Forse con una casa discografica indipendente. Ma oggi tutto va al contrario rispetto a quel disco. Nessuno punterebbe più su un concept album: anzi, si è tornati ai singoli; non si pubblicano più dischi interi, si cerca il colpo grosso con un singolo che risponda agli algoritmi e all’ascolto rapido fatto con i telefonini. Chi è il pazzo che metterebbe 21 canzoni di fila per raccontare una storia?
È vero però che il periodo in cui uscì quel disco era a ridosso degli anni Ottanta, quando un disco non si vendeva se c’era una chitarra elettrica. Poi esplosero gli anni Novanta. Quindi chissà: forse questa esasperazione, questa crisi, questa voglia di vincere a tutti i costi potrebbe generare un nuovo fermento. Credo e spero che i giovani di oggi si ribellino artisticamente e ricomincino a fare dischi come si deve, non per fare sold out o per accumulare milioni di like e cuoricini sui social, ma per tirare fuori vere opere d’arte: ne hanno bisogno la musica, il cinema italiano, la letteratura e l’arte in generaleMa i
Il rock in Italia?
Qualche anno fa sembrava che in Italia tutto potesse cambiare che il rock tornasse ad essere la musica dominante, tutto sulla scia sull’effetto Maneskin. Però poi la bolla è scoppiata e in realtà il rock in Italia non sta bene.
Se l’esempio sono i Maneskin….!!! È un rock che si è in qualche modo adattato comodamente agli algoritmi, ai quattro accordi e ai cliché anche iconografici già visti. La “ciccia”, come si dice in Toscana, non l’ho vista; mi dispiace dirlo e lo dico con simpatia.
Va però riconosciuto che i Måneskin hanno dimostrato che in Italia si possono fare anche cose diverse dalla musica melodica o neomelodica. A me, però, sono sempre sembrati qualcosa di costruito, preparato.
Dietro questo enorme successo non è nata una corrente musicale: mi pare più una freccetta che, per mille motivi — alcuni dei quali mi sono sconosciuti — è finita dritta al centro del bersaglio grazie agli algoritmi e alle giuste combinazioni. Non ha generato proseliti né dato vita a un movimento, come invece avvenne con il rock italiano negli anni ’90.
Torniamo al disco live. Per quanto riguarda la parte degli arrangiamenti e del modo di risuonarlo, com’è stato stare sul palco con questi ospiti, che cosa è cambiato dal punto di vista musicale?
Abbiamo innanzitutto cercato di restare fedeli ai Timoria, pur avendo musicisti diversi e un chitarrista in più: per questo alcuni arrangiamenti sono un po’ diversi, ma credo di aver mantenuto lo spirito dell’originale. Il direttore d’orchestra è Omar e, in parte, gli arrangiamenti portano la mia firma; penso possano piacere al pubblico dei Timoria perché sono rispettosi e non negano ciò che è stato, a cui ho sempre nutrito grande affetto.
Il fumetto di “Viaggio senza vento” e il live a Milano
Di cosa parla la storia del fumetto?
Si tratta di una reinterpretazione completamente libera del disco, ideata da Guglielmino e realizzata da Manfredini. In alcuni passaggi mi sono riconosciuto, con un realismo che ritrae la mia Brescia giovanile, la mia adolescenza. È stato un lavoro certosino, realizzato in maniera splendida. Poi c’è l’ashram: non era in India ma in Puglia, a Cisternino, dove sono andati a fotografare. In altri punti la storia non è la mia, ma rispetta comunque il testo e la vicenda di Joe.

Quello di Milano, il 18 novembre, che concerto sarà? Sarà un ritorno a un concerto rock, in barba al cardiologo?
Sì! Cercherò di dimenarmi il meno possibile, ma ho invitato gli amici e i reduci del concerto di Lucca. Ci saranno anche ospiti a sorpresa: alcuni artisti di Lucca non potranno esserci perché impegnati proprio quella sera — come Cristiano, per esempio — e verranno sostituiti da interpreti contemporanei che annuncerò uno alla settimana a partire dalla prossima. Oltre a suonare sul palco, parleremo con il fumettista e l’autore, quindi ci sarà anche una parte parlata in cui potrò tirare un po’ il fiato. Alle nostre spalle, sul mega schermo, scorrerà il fumetto mentre suoniamo: una bella contaminazione tra immagine e musica, a metà strada tra Canzonissima e i Pink Floyd.
Omar e il suo futuro
Quanto ti manca il rock?
All’ultima visita mi hanno detto che il mio cuore è all’80%: un grande risultato, se si considera l’operazione di marzo. Quindi sto abbastanza bene. Dentro di me comincio a sperare: ho programmato con la mia agenzia un tour di teatro-canzone che durerà fino alla fine dell’estate, comprese le arene all’aperto. Confido, o almeno lo auspico, che dall’inverno prossimo potrò tornare al rock. I segnali del corpo sono positivi e mi sento bene; non voglio però essere troppo ottimista. Spero comunque di poter fare di nuovo, un giorno, un bel tour selvaggio con la mia band.
Quanto è differente fare una cosa rock rispetto ad una teatrale?
Sicuramente sono due ambiti diversi che da sempre mi affascinano. Sono molto miope: nella mia vita convivono un Dr. Jekyll e un Mr. Hyde — l’Omar con gli occhiali e l’Omar che, mettendo le lenti a contatto e il giubbino di pelle, si trasforma in un supereroe. Adesso sono l’Omar con gli occhiali; quando me li tolgo — come succederà al live di Milano — esce la personalità rock.
Quando sto in studio indosso i miei occhialoni con i fondi di bottiglia e viene fuori l’Omar intellettuale — con la “i” minuscola — il liceale, meno carnale, meno bestiale. Ma senza perdere energia faccio le cose in acustico o semiacustico: si torna alle radici della musica, perché la musica nasce così. La forma canzone è usata anche dai Nirvana: l’hanno dimostrato — se stacchi la spina senti che sono comunque canzoni. Quando è rock, anche se togli la spina all’amplificatore, resta rock: non diventa pop o musica leggera.
Omar l’autore?
Hai anche materiale nuovo in lavorazione?
Sì. Dopo lo stop ai live rock ho cominciato a immaginarmi il futuro. Ora vivo in Toscana e lavoro la terra: quella che prima era una passione, il mio buon ritiro, sta diventando un lavoro vero. Qui mi sono costruito un piccolo studio di registrazione in un luogo incantevole, fuori dal mondo, e ho iniziato a registrare per altri. Non ho mai voluto fare l’autore; negli anni Novanta e Duemila ho detto molti no eccellenti perché sono sempre stato geloso delle mie canzoni.
Adesso, però, tra una vendemmia e un giro in trattore, se mi vengono idee le metto giù, le scrivo e poi valuterò cosa farne. Mi sono detto che qualcosa la “venderò”: ho deciso di iniziare a fare l’autore. Sento che forse è arrivata la stagione per scrivere per altri, per fare il sarto di canzoni. Sto anche lavorando a piccole colonne sonore: ho recentemente vinto un premio per uno spot e ne sono molto orgoglioso. Inizio a immaginarmi come autore di colonne sonore, del resto l’ho già fatto in passato. Tutto poi dipenderà da quello che succederà nel 2026 e da cosa mi diranno i dottori, se sarò in grado o meno di affrontare un tour rock.
https://www.facebook.com/omarpedriniofficial
Omar pedrini live Lucca intervista

