BETH GIBBONS incanta la Triennale tra silenzi, luce e fragilità Recensione concerto e scaletta live Milano
BETH GIBBONS
Recensione concerto e scaletta live
11 luglio 2025
Giardino Triennale
Milano
Recensione di Marco De Crescenzo cortesemente concessa dalla Redazione di NEWSIC.IT
L’indimenticata voce dei Portishead, BETH GIBBONS, torna in Italia dopo oltre 12 anni dall’ultimo tour con la sua ex band per un evento unico nei Giardini di Triennale Milano.
Il fascino della cantante
C’è qualcosa di etereo, fluttuante e sospeso nel vedere Beth Gibbons apparire puntuale alle 22 nel giardino della Triennale di Milano, spazio d’arte che si fa scena naturale per una delle voci più enigmatiche della musica contemporanea. Il rumore della città resta fuori. Dentro, solo luci morbide, aria estiva, il canto insistente delle cicale che si ferma all’imbrunire quasi per creare un silenzio che diventa complice.
La custode, cantante e paroliera del trip hop in Triennale è accompagnata da una band raffinata con archi, ottoni, fiati e percussioni. In scena, un set che attraversa la sua carriera solista e si concentra soprattutto su “Lives Outgrown“, il suo acclamato album di debutto solista del 2024 candidato al Mercury Prize e già diventato oggetto di culto.

Un’intensa esibizione
Canzoni che sembrano affiorare dal fondo di qualcosa – un lutto, un ricordo, una resa. A emergere, tra gli altri brani, le carezze dolorose di “Mysteries” e il ritorno delle immortali “Roads” e “GloryBox” dei Portishead, accolte con reverenza trattenuta, quasi religiosa. Beth resta immobile, curva sul microfono come in una confessione. Non parla quasi mai, non cerca complicità verbali, non addolcisce. Il palco si trasforma in un luogo intimo, dove la sua voce – chiara come un cristallo, vibrante come un theremin umano – riempie tutto, senza bisogno di altro. Sembra quasi che ti sussurri all’orecchio, a tu per tu. Affascinante in ogni senso.
Il pubblico non riesce a staccarle gli occhi di dosso, immerso in un silenzio assoluto costruito con rispetto e attenzione, guardandola con stupore. Chi la segue è per lo più un pubblico adulto, composto da chi ha attraversato gli anni Novanta con lei, e che forse riesce a comprendere più profondamente le curve del cuore di “Lives Outgrown”
Si pende dalle sue labbra
Beth non vuole stupire, ma trattenere. Poco meno di un’ora e mezza dove nulla è lasciato al caso: ogni suono è calibrato, ogni luce studiata per dissolversi, lasciando al buio la scena e alla musica il compito di guidare. E noi, lì con il giardino d’arte intorno restiamo in religioso ascolto come in una veglia, partecipi di qualcosa che non si ripete.
C’è una forza nel modo in cui cattura l’attenzione: canta la fragilità con una potenza da pelle d’oca, chiedendo – senza pretenderlo – che ogni singolo spettatore penda dalle sue labbra. E questa sera, io l’ho fatto.
LA SCALETTA
Tell Me Who You Are Today
Burden of Life
Floating on a Moment
Rewind
For Sale
Mysteries
(Beth Gibbons & Rustin Man cover)
Lost Changes
Oceans
Tom the Model
(Beth Gibbons & Rustin Man cover)
Beyond the Sun
Whispering Love
Roads
(Portishead song)
Glory Box
(Portishead song)
Reaching Out
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