MODÀ: fare San Siro non era scontato ma il pubblico ha risposto Intervista

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Dopo nove anni di assenza i MODÀ tornano a San Siro (LEGGI QUI) per un appuntamento che, in breve tempo, ha premiato in fatto di numeri la band milanese che non raggiunge un reale sold out per una manciata di biglietti. Ma poco importa perché l’appuntamento per la band, e Kekko in particolare, questo concerto aveva un valore, un significato, che vanno ben oltre quello dei numeri, dei posti pieni o vuoti sugli spalti. Quello che ha contato in questa occasione è stata la risposta del pubblico, che ha tributato un segno di riconoscimento e di fiducia a una band che sembrava essersi persa, causa/effetto, dietro ai problemi della depressione che ha colpito il frontman e autore del gruppo.

Se nove sono gli anni che separano il precedente San Siro (e il live a Cagliari dove tornano come secondo stadio prima dei palasport) due sono quelli di totale assenza dalle scene live (l’ultimo concerto all’Arena di Verona risale a settembre 2023 al termine del tour teatrale chiuso a maggio dello stesso anno). Anni difficili che sembravano essere alle spalle con Sanremo 2024 purtroppo funestato da un incidente domestico che ha costretto Kekko a cantare in condizioni difficili e non terminato, in termini di classifica, nel migliore dei modi, lasciando anche qualche amarezza nella band.

Il palco di San Siro è dunque una doppia prova, un impegno grande, sfidante che Kekko dei Modà, come racconta nell’intervista, affronta con una grande incognita. “Non so come sto, non so se sono guarito – dice qualche ora prima di iniziare lo show – lo scoprirò alla fine del concerto. Ciò che ho avuto non è un virus che passa, ma una malattia che ti si incunea e che può avere chiunque e quindi la guarigione non è mai certa. Ora però sto bene, sono positivo e carico.”

Quelli che dopo nove anni tornano a San Siro è sicuramente un gruppo di persone/amici che dal punto di vista artistico e discografico hao pagato molto, trovandosi addosso anche delle cicatrici, ma cementificati dal rapporto umano. “Siamo rimasti sempre gli stessi, la solita famiglia che lotta per difendere sogni ed obbiettivi e in questi nove anni abbiamo dovuto lottare parecchio. Dal 2016 le cose sono cambiate e per raggiungere ciò che ci siamo di volta in volta prefissi dovevamo spendere energie venti volte più intense. E anche questo non mi ha aiutato dal punto di vista psicologico ed emotivo. Siamo consci di non essere più i Modà di una volta ma non abbiamo mai mollato.” E questa resilienza va loro oggettivamente riconosciuta.

Dunque una sfida quella dei due stadi che arriva in qualche modo imprevista e fuori dai calcoli, impensabile solo poco tempo fa. “Non ci speravamo ma ci sembra incredibile fare San Siro e Cagliari, già un tour nei palazzetti sarebbe stata tanto. Noi – prosegue Kekko – non abbiamo mai fatto un tour negli stadi e ogni volta che ci abbiamo suonato era per noi un evento, una grande festa… e così sarà anche questa volta.

Dunque con l’idea della grande festa, di una festa romantica visto che lo spettacolo si chiama “La notte dei romantici”, i Modà hanno costruito una scaletta ad hoc, frutto di precise, per quanto difficili, scelte. “La scaletta si costruisce piangendo perché devi scegliere tra le nostre 150 canzoni e in una notte evento non puoi dare spazio a quello che piace a te ma devi fare un karaoke. Per me – afferma Kekko – metterei la canzone per mio padre ma piacerebbe solo a me, lo stesso con “Passerà”. Anche l’inizio essendo una notte romantica, non sarà con il botto, ma delicato.

Alla fine del tunnel in cui si sono trovati i Modà c’è sempre il pubblico ad attenderli e questa è la cosa che a degli inguaribili romantici interessa di più. “Abbiamo avuto la fortuna di conoscere i Pooh(un loro metro di paragone e in qualche modo loro “genitori” ndr) che sono indice di una grandezza che ci hanno detto, dandoci una botta di orgoglio, “Voi siete uguali a noi perché unite diverse generazioni, dai bambini alle nonne”. Tu puoi scrivere le canzoni che ti piacciono, però poi l’importante è che diventino canzoni per gli altri, per chi le ascolta. La parte finale di tutto ciò che facciamo è il pubblico e se ritrovi sempre le stesse persone, magari cresciute, allora sì che è un successo.

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