ROD STEWART: la storia sale sul palco Recensione live Milano scaletta concerto
ROD STEWART
Recensione live Milano scaletta concerto
10 maggio 2025
Unipol Forum
Milano
Recensione: Luca Trambusti
Voto: 👏👏👏
Il suo esordio discografico risale al 1964 con il singolo “Good Morning Little Schoolgirl/I’m Gonna Move to the Outskirts of Town”. Segue una manciata di altri singoli, poi la sua carriera “esplode” nel 1968, come cantante del Jeff Beck Group (l’album era “Truth”), ma l’anno dopo per ROD STEWART arriva il suo primo Lp da solista (“An Old Raincoat Won’t Ever Let You Down” con brani che portano la sua firma), seguito nel 1970 dall’esordio con i Faces, insieme a Ron Wood (anch’egli parte del Jeff Beck Group).

Da quegli anni giovanili il musicista britannico, ma di fiere origini scozzesi, non è mai sparito dalla scena, attraversando i decenni con la sua formula musicale che ha unito black music e rock, con molte deviazioni stilistiche che lo hanno portato anche verso il pop o (con grande trionfo) l’euro discomusic e altro ancora (come la rilettura dei grandi classici americani, paese dove anche lì ha raccolto successo). Il suo ultimo album (“Swing fever”) risale al febbraio 2024.
L’oggi 80enne musicista continua a calcare le scene con grande dignità, sebbene i limiti dell’età pesino sulla performance vocale e in misura minore su quella spettacolare.
In questo suo continuo cammino Rod Stewart fa tappa (unica in Italia) a Milano in un Forum sold out (con platea seduta) di fronte ad un pubblico che lo ha accolto con grandissimo calore, d’altronde era il SUO pubblico. L’ultima esibizione nel nostro paese risale allo scorso 2024, ospite del Lucca Summer Festival. Prima di quello mancava da cinque anni, quando aveva suonato proprio al Forum di Milano.
Quella che in questo tour mette in scena il musicista britannico è una performance molto spettacolare, con un palco (dove domina il bianco) di grande impatto, pieno di musicisti (2 chitarre, basso, batteria, tastiere, percussioni, sax, sei coriste di cui tre pluri strumentiste – violini, arpa, tastiere e tamburelli). È uno stage molto luminoso, con ben undici schermi di varie dimensioni che rimandano immagini di palco e visual.

Quando si alza il grande sipario rosso il pubblico esplode in un boato e, con una scena molto luminosa, inizia il concerto che però è segnato da dei problemi tecnici sull’uscita della voce, che arriva a un volume basso, sepolta dagli strumenti. In tutta onestà il primo pensiero è funesto, ma poi, cambiato il microfono e sistemato ancora qualcosa nella fonia, il livello migliora anche se ogni tanto qualche problemino è tornato.
Alla fine la voce di Stewart, sebbene cambiata, sebbene meno graffiante, regge la prova anche se evidentemente il tempo ha lasciato il segno, ma non ha distrutto ciò che è stato.
Dal punto di vista scenografico Stewart accenna passi di danza, sculetta un po’ alla Jagger, salta…. ma lui ha fatto 80 anni a gennaio!!!!! Tanta roba! Cosa chiedergli di più?!?!?!?
La scaletta propone una serie di cover che fanno parte del suo repertorio, una manciata di brani originali del suo percorso e in più i suoi immancabili successi ormai senza tempo. Si parte subito con un torrido soul che introduce molto bene alla serata che dal punto di vista musicale è ben strutturata e potente, sono poche le occasioni più intime, una manciata di brani tra cui l’immancabile hit “Sailing” (1975).
A macinare musica ci pensa la band, mentre Rod, mette il suo sigillo vocale, il suo carisma e il peso della storia.
Il sax e la chitarra sono le colonne portanti sonore del concerto, che, oltre alle parti vocali, si prendono ampio spazio. Per due brani (“Proud Mary”, 1968, dei Creedence Clearwater Revival, famosa la versione di Tina Turner e “Hot Stuff”, Donna Summer 1979 con la produzione di Giorgio Moroder) Rod Stewart esce di scena e lascia la band con le coriste protagonisti assoluti della scena.

In scaletta c’è un omaggio al blues di Muddy Waters con “Rolling and Tumbling”, un ricordo di Christine McVie la defunta (2022) voce di Fleetwood Mac attraverso l’esecuzione di “Rather Go Blind”, un classico soul di Etta James, portata al successo dalla cantante inglese.
Non manca nemmeno il richiamo alla guerra in Ucraina con il suo dichiarato e sentito omaggio che va, sulle note di “Rhythme of my Heart”, al popolo e all’esercito ucraino con immagini di distruzioni e di guerra che scorrono sugli schermi come una foto di Zelenskyj (nessun accenno invece a Gaza e al popolo palestinese). Ben evidente però, oltre alla bandiera ucraina, l’indugiare sulla foto di una bimba con un foglio in mano con la scritta “Stop the war”.
Sulle note dell’immancabile “Da Ya Think I’m Sexy?” (1978) il rocker britannico scende nello spazio tra il pubblico e il palco per incontrare da vicino i fan delle prime file.
È una scaletta in cui Rod Stewart viaggia nel tempo, anche remoto e che arriva, con “Stay With Me” (1971), alle origini dei Faces.
Alla fine è un concerto avvincente, per certi aspetti emozionante, in cui verso Rod Stewart prevale il fattore emotivo, celebrativo, affettivo, mentre la band lo spinge esaltando tutto il complesso dello spettacolo. Un bell’ottantenne che, tra un cambio d’abito e l’altro, fa mostra di un’intoccabile passato e di un dignitoso presente e che decide di salutare tutta la platea (facendola ballare) su un classico rock’n’roll firmato Chuck Berry, come a ricordare a tutti che le radici sono profonde e non perdono di forza.
Godevole.
Scaletta

Infatuation
Tonight I’m Yours (Don’t Hurt Me)
It’s a Heartache (Bonnie Tyler cover)
Some Guys Have All the Luck (The Persuaders cover)
Rollin’ and Tumblin’ (Muddy Waters cover)
Rhythm of My Heart (Marc Jordan cover)
Forever Young
The First Cut Is the Deepest (Cat Stevens cover)
Tonight’s the Night (Gonna Be Alright)
Young Turks
Proud Mary (Creedence Clearwater Revival cover) (solo band)
Maggie May
I’d Rather Go Blind (Etta James cover)
Baby Jane
Hot Stuff (Donna Summer cover) (solo band)
I Don’t Want to Talk About It (Crazy Horse cover)
If You Don’t Know Me by Now (Harold Melvin & The Blue Notes cover)
Da Ya Think I’m Sexy?
Stay With Me (Faces song)
Hot Legs
Sailing (The Sutherland Brothers Band cover)
Bis
Sweet Little Rock & Roller (Chuck Berry cover)
https://www.facebook.com/rodstewart
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