I LIVE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS: Le idee in attesa dei veri concerti.

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I LIVE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS
Nuove forme di live in assenza dei concerti

Di Luca Trambusti

Mancano e ci mancano i concerti.
Molte idee stanno fiorendo nel tentativo si mantenere viva l’attenzione sulla musica e allo stesso tempo cercare di dare un po’ di respiro economico a chi di musica vive.

I LIVE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS – Le diverse fasi

In questi oltre due mesi di assenza di live abbiamo vissuto diverse fasi. La prima è stata quella dei live casalinghi con scopo benefico (e promozionale). Musicadalpalco (insieme ad altri siti musicali) si è fatta promotrice dell’iniziativa #Iosuonodacasa. Artisti, spesso giovani, hanno offerto la loro musica, le loro esibizioni casalinghe in cambio di microofferte “benefiche”, raccolte fondi da devolvere agli ospedali o altre strutture coinvolte nell’emergenza sanitaria. Erano per lo più esibizioni in solitaria ed acustiche o al più dei Djset.

Con una maggior dimestichezza tecnica si è poi passati ad esecuzioni corali a distanza. Ogni musicista nella sua abitazione suonava insieme ad altri con una sorta di regia audiovideo che mixava il tutto.

I grandi artisti, supportati da canali mediatici potenti (in particolar modo la RAI) hanno dato anch’essi un contributo in termini musicali e “benefici”. Così, raccolti in una lunga maratona (un po’ noiosa in realtà), moltissime star del pop si sono esibite a favore di telecamera. Allo stesso tempo le stesse star hanno sollevato il velo sulla difficile situazione occupazione nell’ambito del mondo dei live. Grazie, in particolare, a Ferro e Pausini per un po’ di giorni i riflettori sono tornati ad accendersi sull’aspetto economico della cultura e dello spettacolo. Senza peraltro ottenere risposte e/o attenzione istituzionale.

Live Concerti
Le associazioni di categoria

Sono poi scese in campo le associazioni di categoria legate alla musica (live e dischi) sottoponendo alle istituzioni un decalogo di proposte economiche a favore degli operatori del settore (spesso lavoratori precari o a chiamata e quindi senza tutele) dimenticando però gli artisti.

Ogni giorno arrivano segnalazioni di live “digital/virtuali” ed anche nuove proposte: dai live in drive in (?!?!?!) ad idee più o meno fantasiose e personali in attesa di tornare ai veri concerti.

I tour in streaming

L’ultima trovata (anche provocatoria se volete) arriva da Davide Di Rosolini, cantautore siciliano, il quale ha organizzato un tour (ogni concerto in una stanza diversa) in streaming a pagamento. Per questa sua iniziativa Di Rosolini ha sfruttato una piattaforma (www.musicistiuniti.com/tfse), dove , per 3 euro è possibile “acquistare” l’accesso ad un singolo live tramite un link di Youtube per assistere allo spettacolo (per 10 euro l’abbonamento a tutti i concerti). Il musicista nel tour “Contagia” dichiara in aprile 4 date per 160 paganti.

Chi ha fatto gli streaming gratis per me ha sbagliato: perché i notai si fanno pagare e noi no? Anche noi abbiamo diritto di vivere, soprattutto perché siamo tra i più svantaggiati dalla crisi: la maggior parte dei locali che ci ospitava, probabilmente chiuderà” dice Di Rosolini.

Iniziative lodevoli, fantasiose, personali, dettate da esigenze artistiche, economiche e promozionali ma pur sempre surrogati….

Live Drive in rendering
I LIVE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS in una camera e davanti ad una camera

Suonare davanti ad una telecamera, nella propria cameretta, stanza, NON è la stessa cosa di farlo davanti ad un pubblico “reale” tangibile, concreto, a stretto contyatto fisico. Gli umori, le sensazioni, le emozioni, la passione o meno, s’infrangono contro l’obiettivo di una telecamera o lo schermo di un computer/cellulare. Non c’è quel rapporto bidirezionale che contraddistingue e caratterizza un vero live. Manca quella “corrispondenza d’amorosi sensi” che si vive nell’esperienza unica del concerto.

Lo stesso, in parte e con qualche distinguo, vale anche per la fruizione di un vecchio concerto. Visto in TV (ma anche al cinema, quando si poteva) non rende le stesse sensazioni dell’avere vissuto l’esperienza live.

C’è poi un ulteriore aspetto da considerare e che giustifica anche la gratuità degli eventi rispondendo alla domanda che pone Di Rosolini: “perché i notai si fanno pagare e noi no?”: la questione tecnica. Quello che offre un live in streaming non è della stessa qualità audio e video di un concerto, mentre il servizio del notaio è dello stesso livello.

Alla luce delle vigenti ed immediatamente future norme non è d’altronde ipotizzabile organizzare dei live di alto livello a porte chiuse e renderli poi fruibili, a pagamento, con una post produzione. Non lo è nemmeno dal punto di vista della sostenibilità economica.

Club concerto

Oltre alle questioni economiche resta dunque di difficilissima soluzione il problema dei live e della loro mancanza. Ogni formula “alternativa” sa di “posticcio”, di falso ed aumenta ancor più il vuoto dell’assenza.

Che fare?

Per il sostentamento degli artisti si potrebbero ipotizzare delle sorte di “crowfounding” sul live: acquisti oggi ad un prezzo ridotto dei concerti e quando potrà esserci quello vero aggiungi una piccola differenza per arrivare al prezzo pieno e dando qualche opportunità in più al “finanziatore” (incontro con l’artista, sconto su merch… cosae rpeviste nei Vip Pack). Lo stesso potrebbero fare i club, vendendo accessi ai live futuri (una sorta di prevendita sulla fiducia). Pure queste sono piccole idee, spunti di riflessione per cercare di mantenere economicamente sostenibile la già difficile, precaria e (spesso) poco remunerativa professione del musicista.

Voi, artisti e non, cosa pensate e proponete?

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